USA, ignorato lo sharing inconsapevole

USA, ignorato lo sharing inconsapevole

Il supremo giudice a stelle e strisce non deciderà l'esito dello scontro legale tra RIAA e l'ex-cheerleader Whitney Harper. Applicabile una precedente sentenza che aveva negato la presunzione d'innocenza ai legali della ragazza
Il supremo giudice a stelle e strisce non deciderà l'esito dello scontro legale tra RIAA e l'ex-cheerleader Whitney Harper. Applicabile una precedente sentenza che aveva negato la presunzione d'innocenza ai legali della ragazza

Non verrà presa in considerazione argomentazione alcuna. Accusa e difesa resteranno così al palo, impossibilitate a presenziarsi davanti al supremo giudice statunitense. Che ha infatti respinto l’ultimo ricorso a disposizione dei legali di Whitney Harper, meglio nota come la ragazza che ha vessato la Recording Industry Association of America (RIAA).

Lo scontro a fuoco era iniziato nel 2008 , quando l’ex-cheerleader veniva accusata dai rappresentanti dell’industria discografica di aver scaricato un totale di 37 canzoni a mezzo Kazaa . La richiesta di risarcimento della squadra legale di RIAA aveva previsto un minimo di 750 dollari a brano .

Ma la difesa della ragazza aveva premuto affinché una corte del Texas applicasse il principio di non consapevolezza. Harper aveva infatti scaricato i brani in un età compresa tra i 14 e i 16 anni, senza avere la minima idea di quanto fosse illegale la sua attività . RIAA aveva tuttavia sottolineato come sui supporti fisici esistesse un avviso ben chiaro.

E il giudice texano aveva dato ragione ai legali della ragazza, dato che quest’ultima aveva sfruttato il solo computer di famiglia per ascoltare le canzoni. Oltretutto convinta che quella del download fosse una pratica legittima come il sintonizzarsi su una radio online. La sanzione nei confronti dell’ex-cheerleader era diminuita da 750 a 200 dollari a brano scaricato .

La decisione era stata però ribaltata in appello . La difesa si era dunque rivolta alla Corte Suprema, obbligando RIAA a dimostrare come la condivisione dei 37 brani si fosse effettivamente trasformata in un trasferimento reale di contenuti.

Inizialmente interessato al caso, il supremo giudice statunitense ha ora annunciato il suo rifiuto ad aprirgli le porte. Critiche da parte dell’avvocato Samuel Alito, che è tornato a spiegare come la ragazza non avesse a disposizione alcun disco fisico per verificare il grado di legalità della sua condotta in Rete .

L’applicazione di questa tesi seguirebbe in sostanza una legge rimasta ferma al 1988, totalmente indifferente ai nuovi sistemi di distribuzione garantiti dalla tecnologia. La sanzione ai danni di Whitney Harper rimane così ancorata ai 750 dollari per brano scaricato, per un totale di quasi 28mila dollari .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
1 dic 2010
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