USA, ingegneri contro l'embargo dei pirati

USA, ingegneri contro l'embargo dei pirati

Lettera aperta ai senatori che hanno promosso il disegno di legge noto come COICA. I protagonisti dell'IT temono per la libera comunicazione online, minacciata dalla lotta esasperata al file sharing illecito
Lettera aperta ai senatori che hanno promosso il disegno di legge noto come COICA. I protagonisti dell'IT temono per la libera comunicazione online, minacciata dalla lotta esasperata al file sharing illecito

Una lettera aperta , firmata da un gruppo di 87 ingegneri informatici. Tra questi, alcuni dei primi protagonisti dello sviluppo di Internet. Come David P. Reed, il cui ruolo è stato fondamentale nella concreta realizzazione del protocollo TCP/IP. Come Steve Bellovin, uno dei padri di USENET. Oggetto della missiva, il già parecchio controverso Combating Online Infringement and Counterfeits Act (COICA).

Ovvero quella proposta di legge avanzata in terra statunitense che vorrebbe affidare al Department of Justice (DoJ) il compito di perseguire a livello civile tutti quei siti che si macchino di violazione del copyright. Un vero e proprio embargo, che vorrebbe colpire sia il gestore di uno spazio online che il responsabile della registrazione del relativo dominio .

Il gruppo ha così scritto all’attenzione della Commissione Giudiziaria del Senato degli Stati Uniti, chiedendo al suo presidente Patrick Leahy di cestinare il disegno di legge. Era stato proprio il senatore – già noto per la sua assoluta inflessibilità nell’agguerrita lotta al file sharing selvaggio – a sponsorizzare per primo una legge apprezzata da entrambi gli schieramenti politici.

Gli 87 firmatari hanno così sottolineato come i principi di COICA rischino di portare ad una frammentazione del sistema DNS, sviluppando di fatto un ambiente di tremenda paura e insicurezza per l’intero processo di sviluppo tecnologico. Oltre a minare la credibilità acquisita nel tempo dagli Stati Uniti alla guida delle infrastrutture chiave della Rete.

Il meccanismo imposto da COICA – che vorrebbe colpire anche quei siti pirata operanti all’estero – rischierebbe di censurare la libera diffusione dell’informazione online, minando le possibilità di comunicazione di siti assolutamente innocenti. Il gruppo teme infatti che venga creata una sorta di blacklist di spazi online , comprensiva di tutti quei domini in perfetta armonia con le leggi statunitensi.

Una posizione pienamente appoggiata da Electronic Frontier Foundation (EFF), che ha quindi messo in piedi una petizione online da inviare successivamente all’attenzione della Commissione Giudiziaria del Senato. E contro COICA si è mosso anche il Center for Democracy and Technology , che teme una sorta di effetto domino. Dalla proprietà intellettuale si potrebbe facilmente passare al terrorismo, alla violenza, alla pornografia .

Mille motivi per mettere KO un dominio web, chiudendo di fatto ogni sua attività. In pericolo ci sarebbe dunque la primigenia natura di Internet, come sottolineato da Sir Tim Berners-Lee. Nessun cittadino o impresa dovrebbe essere privato del suo diritto di connettersi, se non attraverso un giusto processo e certamente non fino ad una condanna definitiva.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
29 set 2010
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