USA, le email sono protette dalla Costituzione

USA, le email sono protette dalla Costituzione

Un piccolo caso diventa una grande vittoria per i diritti civili: si riafferma il valore delle email a scapito di quei poteri di indagine che fin qui le polizie hanno rivendicato. In rete c'è chi esulta
Un piccolo caso diventa una grande vittoria per i diritti civili: si riafferma il valore delle email a scapito di quei poteri di indagine che fin qui le polizie hanno rivendicato. In rete c'è chi esulta

Il caso Warshak contro Stati Uniti è destinato forse a cambiare per sempre la giurisprudenza americana: con una sentenza a sorpresa un giudice della Sesta Corte Federale ha accettato il ricorso contro l’intercettazione della propria corrispondenza telematica presentato dal querelante Steven Warshak, noto per la sua discutibile attività di compravendita di prodotti legati al sesso e altrove sotto processo a causa di presunte frodi e appropriazione indebita.

Ad essere stata bocciata è una legge nota con il nome di SCA ( Stored Communication Act ), utilizzata fino ad oggi dagli investigatori per giustificare l’accesso alle caselle online di Warshak. Secondo i magistrati questa norma è incostituzionale e pertanto andrebbe cancellata.

La corte ha riconosciuto alle email custodite in un server online lo stesso tipo di tutela sulla privacy che ci si deve attendere per la posta tradizionale o le conversazioni telefoniche: in applicazione del quarto emendamento della Costituzione americana , le autorità d’ora in avanti dovranno presentare ad un giudice una richiesta di mandato per poter accedere ai contenuti della posta elettronica di un indagato, a cui comunque tale mandato andrà notificato in anticipo.

Il meccanismo è molto simile a quello che regola le intercettazioni telefoniche: le forze di polizia statunitensi non hanno bisogno di alcun permesso per consultare i tabulati telefonici di un sospettato, ma questi contengono unicamente i numeri chiamati o dai quali si è ricevuta una telefonata. Affinché sia possibile conoscere il contenuto delle conversazioni è necessaria invece una autorizzazione specifica .

Allo stesso modo ora si potrà accedere unicamente ai registri dei provider che indicano il traffico generato dai propri abbonati sulla rete: il contenuto della posta elettronica resterà invece protetto fino all’ottenimento di un mandato, al quale comunque l’accusato potrà opporsi legalmente ottenendone eventualmente la cancellazione. Può sembrare cosa ovvia, ma negli anni dei Patriot Act siamo dinanzi ad una (r)evolution .

Esulta il capo di Electronic Frontier Foundation , Brad Templeton. “Una incredibile vittoria per il diritto alla privacy ” si legge sulle pagine di Boing Boing : “La corte ha riconosciuto (…) che i cittadini hanno un ragionevole diritto di aspettarsi la privacy delle loro email anche quando non sono conservate sul sistema di casa”.

A presentare la memoria difensiva vincente è stato Kevin Bankston , lo stesso avvocato di EFF al centro della curiosa vicenda di cancellazione della propria immagine da Google Street View : ” La costituzione si applica online come offline – ha detto ad Ars Technica – e questo significa che il governo non può consultare segretamente le tue email senza un mandato”.

Già moltissime le reazioni in rete , generalmente tra lo stupito e il compiaciuto (ma non mancano le voci discordanti), per una decisione forse destinata a cambiare la giurisprudenza ed i metodi di indagine statunitensi.

A trasformarsi probabilmente saranno anche i rapporti tra datore di lavoro ed impiegato , ma non è escluso che grosse ripercussioni ci saranno per i navigatori di tutto il mondo . I servizi come Gmail, Hotmail e Yahoo Mail hanno infatti i loro server oltreoceano: ora saranno protetti dal quarto emendamento?

Luca Annunziata

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Pubblicato il
21 giu 2007
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