Nella estenuante sfida legale al mega-impero del file hosting, i vertici del Dipartimento di Giustizia (DoJ) statunitense hanno contestato le accuse di Ira Rothken, avvocato del boss di Megaupload Kim Dotcom. Le autorità a stelle e strisce non avrebbero mai tentato di incastrare i responsabili del popolare cyberlocker, non avendo mai chiesto alla piattaforma di mantenere online quegli stessi file successivamente sfruttati come prova per dimostrare la sua negligenza nella tutela del copyright .
Stando alla ricostruzione offerta da Rothken, il governo degli States avrebbe bocciato la proposta di cancellazione dei file illeciti, ordinando a Megaupload di non toccare in alcun modo i contenuti caricati in collaborazione con gli admin del sito di indexing NinjaVideo. Opere che sarebbero servite agli inquirenti per identificare gli uploader o comunque per condurre al meglio le indagini .
Nella risposta fornita dal procuratore Neil MacBride, i contenuti in questione sarebbero stati caricati e condivisi da oltre 2mila utenti del sito.
Stando alle dichiarazioni ufficiali rilasciate da MacBride, la posizione sbandierata da Megaupload sarebbe priva di fondamento, senza prove concrete sulle comunicazioni con il DoJ in merito alla rimozione dei 39 file .
In aggiunta, nel mandato di perquisizione impugnato dalle autorità federali alla società di hosting Carpathia non vi sarebbe alcuna traccia degli stessi contenuti indicati dal cyberlocker per dimostrare le strategie ingannevoli architettate dal governo di Washington con l’industria audiovisiva.
Mauro Vecchio