USA, scontro sul riconoscimento facciale

USA, scontro sul riconoscimento facciale

Il senatore Al Franken chiama a testimoniare i vertici di Facebook e quelli dell'FBI. L'adozione massiva di tecnologie per il riconoscimento automatico dei volti avrebbe bisogno di regole chiare e rispettose dei diritti civili
Il senatore Al Franken chiama a testimoniare i vertici di Facebook e quelli dell'FBI. L'adozione massiva di tecnologie per il riconoscimento automatico dei volti avrebbe bisogno di regole chiare e rispettose dei diritti civili

Visibilmente preoccupato, il senatore democratico Al Franken ha chiesto al Congresso degli Stati Uniti di adottare nuove tutele legislative a limitare la diffusione incontrollata delle tecnologie di riconoscimento facciale . Dalle aziende private alle agenzie governative, i cittadini a stelle e strisce potrebbero presto vivere un autentico incubo ai quattro angoli del web.

Facebook, Apple, Google. I giganti di Internet hanno ormai compreso le grandi potenzialità dei meccanismi software per il riconoscimento automatico dei volti umani. Il senatore del Minnesota – attuale chairman della sottocommissione al Senato che si occupa di tematiche legate alla privacy e al rapporto tra legge e tecnologia – teme una diffusione massiccia che potrebbe portare a gravissime conseguenze per i diritti fondamentali dei netizen .

Al Franken ha dunque chiamato a raccolta i vertici del Federal Bureau of Investigation (FBI), una tra le massime espressioni del potere federale. Cosa accadrebbe se le più svariate agenzie governative iniziassero a sfruttare in massa le tecnologie di riconoscimento facciale per questioni di sicurezza nazionale? I membri del Congresso dovrebbero introdurre uno specifico disegno di legge per regolamentare subito l’adozione di suddette tecnologie.

A far drizzare le orecchie al senatore statunitense è il tool annunciato dal colosso social Facebook per facilitare l’identificazione – dunque le operazioni di tagging – degli amici in blu. Il sistema automatico di riconoscimento adottato da Facebook aveva già scatenato le autorità del Vecchio Continente, con un’inchiesta avviata dall’Unione Europea per la potenziale violazione della privacy dei cittadini comunitari .

“La gente si iscrive a Facebook perché vuole condividere” hanno risposto al senatore i vertici del sito in blu. Al Franken ha sottolineato come il social network non dovrebbe affatto implementare di default il riconoscimento dei visi . Gli utenti dovrebbero scegliere di adottarlo in maniera totalmente consapevole.

Per quanto concerne il Bureau , Franken teme che le agenzie federali possano sfruttare gli algoritmi per riconoscere manifestanti come quelli che hanno agitato Wall Street. Stando a recenti dati, almeno 40 agenzie governative degli States sfruttano dal 2011 una serie di applicazioni mobile per riconoscere i visi , utilizzate anche da colossi del settore come Apple e Google (Android).

Decisamente soddisfatti dell’audizione gli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF), che hanno sfruttato l’occasione per chiedere al Congresso di limitare il rastrellamento di dati biometrici e soprattutto di definire regole più chiare nell’utilizzo di software per il riconoscimento . Da imporre in particolare a tutte quelle aziende che sfruttano le informazioni per fini commerciali.

Lo stesso Bureau ha mostrato l’intenzione di creare un vasto database di volti per facilitare il compito delle varie agenzie nella prevenzione dei crimini e dunque per l’identificazione repentina di individui sospetti. “Non ci saranno altre foto”, hanno assicurato i vertici dell’FBI. “Ma avete considerato delle regole che tutelino le libertà individuali?”, ha chiesto implacabile il senatore Al Franken. Il programma del Bureau non avrebbe alcun fine alternativo.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
23 lug 2012
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