USA, se i genitori diventano guardiani online

USA, se i genitori diventano guardiani online

L'ultimo studio Pew analizza i comportamenti genitoriali rispetto alle vita online dei propri figli. Aumentano l'uso di servizi di parental control e le preoccupazioni relative alle interazioni condotte in Rete dai minori
L'ultimo studio Pew analizza i comportamenti genitoriali rispetto alle vita online dei propri figli. Aumentano l'uso di servizi di parental control e le preoccupazioni relative alle interazioni condotte in Rete dai minori

“Parents, Teens, and Online Privacy”: l’ultimo studio del Pew Internet & American Life Project è dedicato alla questione della sorveglianza che i genitori predispongono nei confronti delle attività condotte in Rete dai propri figli. Un problema fortemente sentito se si considera che più della metà del campione ha dichiarato di essere preoccupato per il tipo di interazioni a cui i minori possono essere soggetti (e talvolta vittime) su Internet.

Su un campione di 802 genitori , l’81 per cento ha affermato di essere allarmato, e il 46 per cento “molto allarmato”, per la quantità di informazioni che i network pubblicitari possono rastrellare in relazione alla navigazione condotta dai minori. Il 72 per cento ha dichiarato di essere preoccupato, e il 53 per cento “molto preoccupato”, per le modalità con cui gli adolescenti interagiscono con le persone estranee; il 69 per cento dei genitori ha invece espresso perplessità su come l’esperienza online possa avere ripercussioni sulla vita scolastica e professionale dei propri figli , mentre la stessa percentuale ha mostrato un certo timore per il modo in cui i bambini gestiscono la propria reputazione in Rete.

A differenza delle famiglie italiane , i genitori statunitensi dimostrano di conoscere e applicare i diversi meccanismi di parental control , con il 50 per cento del campione che dichiara di aver utilizzato strumenti di blocco, filtraggio o monitoraggio delle abitudini online dei propri figli, il 42 per cento che ha ammesso di aver effettuato ricerche in Rete sui propri bambini e il 44 per cento che si è premurato di leggere le condizioni sulla privacy previste dai siti più frequentati.

Il sondaggio ha inoltre rilevato che una quantità crescente di genitori, tra i quali è possibile annoverare anche Eric Schmidt, si è trasformata in utente dei social media : il 66 per cento delle famiglie con figli di età compresa tra i 12 e i 17 anni rispetto al 58 per cento del 2011. Si tratta di un comportamento che, a ben vedere, subisce cambiamenti rispetto alla variabile anagrafica: l’82 per cento di genitori di età inferiore ai quaranta anni dichiara di frequentare siti di social networking in confronto al 61 per cento del campione di età superiore ai quaranta anni. Inoltre, tali attività di controllo non presentano distinzioni di genere (madri e padri utilizzano nelle medesime modalità i social media), differenze che invece emergono in base al livello di istruzione, con i genitori che hanno un titolo di studi più avanzato che dimostrano di avere una confidenza maggiore con Internet.

Il sondaggio del Pew è stato rilasciato in un periodo nel quale i legislatori europei discutono sulle nuove regole da adottare in materia di protezione dei dati dati personali e sugli strumenti da individuare per consentire ai netizen di avere maggiore consapevolezza dei diritti acquisiti in Rete.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
21 nov 2012
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