USA, web sotto sequestro

USA, web sotto sequestro

Chiusi 18 domini legati alla contraffazione di beni di lusso. Una manovra azzardata dei federali avrebbe portato all'oscuramento di 84mila siti non direttamente collegati alla pedopornografia. Mentre il dibattito su COICA divampa
Chiusi 18 domini legati alla contraffazione di beni di lusso. Una manovra azzardata dei federali avrebbe portato all'oscuramento di 84mila siti non direttamente collegati alla pedopornografia. Mentre il dibattito su COICA divampa

Due distinte campagne di lotta ai siti web illeciti, recentemente intraprese dalle autorità statunitensi nel più vasto ambito strategico di Operation In Our Sites . Il piano antipirateria annunciato nello scorso giugno ha ormai portato a 119 il numero delle sue vittime, domini sequestrati dalla U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) perché legati ad attività come la contraffazione e la violazione del copyright.

La prima di queste campagne di chiusura è stata soprannominata Operation Broken Hearted , messa in atto nel giorno di San Valentino per proteggere gli utenti a stelle e strisce da beni “pericolosi” come quelli contraffatti. Un gruppo di 18 domini – quasi tutti .com – è stato così estromesso dalla Rete, accusato di distribuzione illecita di beni di lusso contraffatti . Tra questi, borse e gioielli di noti brand come Tiffany, Prada e Louis Vuitton.

La seconda campagna ha preso il nome di Operation Save Our Children , intrapresa dalle autorità federali per stroncare la diffusione di contenuti pedopornografici. Nel mirino sono finiti dieci siti, ospitati dal provider FreeDNS . Ma su Operation Save Our Children è subito scoppiato il caos delle polemiche: ICE ha deciso di bloccare l’intero dominio afraid.org , con la conseguente chiusura di circa 84mila sottodomini assolutamente privi di materiale pedopornografico .

I rappresentanti di FreeDNS hanno subito contestato i risultati dell’operazione, sottolineando come si sia trattato di un vero e proprio abuso perpetrato dagli agenti federali. La strategia governativa era comunque già nota: nessun gestore degli spazi online avrebbe mai ricevuto alcun avviso legato all’imminente sequestro del dominio . Il tutto sarebbe quindi avvenuto all’improvviso, come peraltro già evidenziato nel caso che aveva portato al sequestro dei domini .com e .org del sito di indexing spagnolo Rojadirecta .

Al centro delle attenzioni è così finito nuovamente il famigerato Combating Online Infringement and Counterfeits Act (COICA), il disegno di legge che dovrebbe affidare al Department of Justice (DoJ) il compito di ordinare la chiusura di domini e la conseguente causa civile per i vari gestori (sia del sito che del dominio). I senatori a stelle e strisce si sono ora riuniti per discutere meglio di alcune misure che appaiono però già concretamente attive dalla scorsa estate.

A partecipare al dibattito sono stati i vertici dell’operatore Verizon e del domain registar GoDaddy.com . Thomas Dailey, vicepresidente di Verizon, ha in sostanza chiesto ai senatori di prevedere dei limiti, che venga stabilito dal DoJ un numero massimo di siti da chiudere. La misura estrema del sequestro dovrebbe poi rappresentare solo un’alternativa forzata a metodi meno restrittivi di lotta alla contraffazione e alla violazione del copyright .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 17 feb 2011
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