Si, viaggiare: la rete ai tempi dei sovranismi

Si, viaggiare: la rete ai tempi dei sovranismi

Viaggiare come ribellione ad un ventennio che ha sopito la chimera della Rete: quella di un mondo più unito, con confini più deboli e più umanità.
Si, viaggiare: la rete ai tempi dei sovranismi
Viaggiare come ribellione ad un ventennio che ha sopito la chimera della Rete: quella di un mondo più unito, con confini più deboli e più umanità.

Non importa quanti anni tu abbia: se prendi un libro di quando andavi a scuola, troverai mappe già profondamente ridisegnate rispetto a quelle odierne. Che il tuo occhio cada sulla Jugoslavia o sulla Cecoslovacchia, senza esagerare verso l’era della doppia Germania, sarà semplice notare quanto i confini cambino sotto i nostri occhi. Tuttavia tutto ciò accade mentre si cammina verso un mondo sempre più globalizzato, che nella Rete trova la propria metafora più viva e vera del fatto che i confini altro non siano se non una convenzione fragile, lieve e profondamente antropica. Con tutte le debolezze che la loro origine umana si porta appresso.

Si, viaggiare

Che strano, eh? In un mondo che mai è stato così unito e intrecciato nei rapporti, USA e Cina aprono un Risiko internazionale, Il Regno Unito si inventa la Brexit, la Scozia scappa dalla Brexit stessa, Barcellona rigetta la Spagna e i sovranismi si fanno largo in ogni dove. Mentre divampa questa virtuale deriva dei continenti il consiglio è quello di farsi un bel viaggio, finché è possibile. Nel Regno Unito, magari, dove con la Carta di Identità si può ancora viaggiare per poche settimane o nella migliore delle ipotesi per pochi mesi. Poi sarà una firma a chiudere il confine, fino alla prossima firma, fino al prossimo referendum.

Cosa succederà? Succederà che laddove prima era possibile andare senza alcuna preoccupazione, ci si andrà soltanto dopo aver conseguito un passaporto (con tempi e costi non certo indifferenti) e magari un Visto. Andare a Londra sarà come andare a Sidney? Pressapoco sì, perché tutto sommato per andare a Sidney le procedure online sono ormai estremamente semplificate. Vuoi andare in Australia? Chiedi il Visto Turistico elettronico e dopo un volo – che ormai si fa sempre più comodo – si è dall’altra parte del mondo. Vuoi andare a Londra? Forse risparmierai qualche ora di aereo, ma non certo in termini di documenti. Ed un sito per conseguire online l’apposito visto turistico in direzione Regno Unito (Scozia esclusa?) dovrà presto o tardi nascere.

Ma è questo il mondo che immaginavamo? Negli anni ’90 avremmo mai pensato che il 2020 si sarebbe presentato con tutte queste ombre? La grande chimera della rete si portava appresso un altro ideale: fino agli anni ’90 l’illusione è che avvicinare le genti avrebbe stemperato i confini, avrebbe sfumato le differenze e avrebbe trasformato gli Stati nazionali (che McLuhan vedeva come eredità dell’epoca delle televisioni) in semplici distretti di un nuovo mondo. McLuhan sbagliò, o forse sbagliammo tutti, perché quella grande chimera oggi è messa pesantemente alla prova da una realtà che improvvisamente ha iniziato a virare in altra direzione.

La rete che doveva unire, sta invece polarizzando. La rete che doveva facilitare il dialogo, sta invece massacrando il confronto pubblico. La rete che doveva facilitare l’accesso alla Verità, sta istituzionalizzando la Menzogna. Eppure la rete è una cosa fantastica, irrinunciabile, con in sé tutti i segni di un passaggio evolutivo al quale giocoforza, presto o tardi, andremo incontro. Cosa fare, quindi? Si, viaggiare. Viaggiamo. Hackeriamo quei confini che le nostre email non incontrano, conosciamo quelle persone che vediamo ogni giorno su Facebook, andiamo a cercare quei luoghi che colorano Instagram, scopriamo quelle musiche che ballano su Tik Tok. Saltiamo da una capitale all’altra come il mondo fosse un ipertesto e noi link impazziti carichi di pagerank da elargire.

Viaggiamo fuori di noi per viaggiare dentro di noi. Per guardarci, per capirci. A Londra come in Australia, al pc come sotto il Big Ben o di fronte ai canguri. Si, viaggiare, per riscoprire quella chimera che un black mirror tascabile sembra aver inghiottito, portandosela in un ɐɹdosoʇʇos che non avremmo mai immaginato.

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Pubblicato il 20 dic 2019
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