Immaginiamo di poter creare un’app solo descrivendo cosa deve fare. Niente codice da scrivere, nessuna caccia al bug per una virgola mancante, nessun video tutorial infinito. Bello, eh? Il vibe coding sta diventando concreto. Google ha integrato questa funzionalità nel suo AI Studio, permettendo a chiunque di creare applicazioni multimodali alimentate dall’intelligenza artificiale senza saper scrivere una sola riga di codice.
AI Studio e il vibe coding: come creare app senza saper programmare
Il processo è semplicissimo. Basta aprire l’interfaccia di AI Studio e descrivere l’applicazione che si ha in mente. Si vuole un “specchio magico” che trasforma la propria foto in un oggetto fantastico? Si può fare. Si ha bisogno di un’app che analizza immagini e genera risposte basate su ciò che vede? È sufficiente spiegarlo a parole proprie. L’AI, alimentata dai modelli Gemini più recenti, inclusi Gemini 2.0 Pro e Veo, prende la descrizione e costruisce un prototipo funzionante.
Niente configurazione di API, niente preoccupazioni su come collegare i vari modelli tra loro. Come spiega Google AI Studio comprende i tuoi bisogni e connette automaticamente i modelli e le API adatte
. Questa evoluzione si inserisce nella scia di Opal, lo strumento che Google aveva lanciato negli Stati Uniti a luglio. Ma ora la funzionalità è integrata direttamente su AI Studio, rendendola accessibile a un pubblico molto più ampio. Non serve vivere in America, né avere conoscenze tecniche particolari. Serve solo un account Google e un’idea di cosa si vuole creare.
Ma Google non si è fermata alla generazione iniziale dell’app. Ha aggiunto una modalità annotazione che rende le modifiche ancora più intuitive. Invece di scrivere istruzioni dettagliate o rovistare nel codice, che probabilmente non si capirebbe comunque non essendo uno sviluppatore, si può semplicemente selezionare un elemento dell’interfaccia e dire a Gemini cosa modificare.
Quel pulsante deve essere più grande? Basta cliccare sul pulsante e dire rendilo più grande
. Si vuole cambiare il colore di quella sezione? È sufficiente selezionarla e chiedere il colore che si preferisce. In pratica, si programma tramite linguaggio naturale.
La galleria delle app
Google ha rinnovato anche la Galleria delle applicazioni, trasformandola in una libreria visuale dove puoi esplorare progetti esistenti, dare un’occhiata al codice di partenza e adattarli alle tue esigenze.
E poi c’è il pulsante “Mi sento fortunato”, un chiaro omaggio al vecchio bottone di Google Search, che genera idee casuali di applicazioni. Non si sa cosa creare? Basta cliccare e lasciare che l’AI suggerisca qualcosa. Magari propone un’idea originale o qualcosa di completamente inutile ma divertente da costruire giusto per vedere come funziona.
Come iniziare
Il vibe coding è già disponibile su Google AI Studio, accessibile tramite browser. Basta collegarsi con il proprio account Google, descrivere cosa si vuole creare, e l’AI fa il resto.
C’è un quota gratuita per iniziare, e quando lo esaurisci puoi aggiungere una chiave API personale per continuare. Google ha anche pubblicato una serie di tutorial su YouTube per chi vuole capire meglio come sfruttare al massimo il vibe coding.
Per i progetti semplici, come prototipi, demo per presentazioni o piccoli strumenti interni, il vibe coding potrebbe essere perfetto. Ma se si parla di software complessi, che gestiscono dati (pensiamo ai sistemi bancari o alle applicazioni mediche), allora forse servirà ancora l’intervento di sviluppatori umani con esperienza.