Londra – L’ennesimo studio sul rapporto tra violenza e videogiochi proviene direttamente dal governo britannico e getta acqua sul fuoco : i videogiochi, riporta il quotidiano The Guardian , non avrebbero un impatto negativo sullo sviluppo della psiche dei soggetti giovani, contrariamente a quanto sostengono alcuni studiosi americani .
Secondo gli studiosi britannici, al giorno d’oggi non esisterebbero prove certe dei mutamenti comportamentali scatenati dall’intrattenimento digitale, specialmente se “violento” ed emulativo di situazioni belliche, criminose o semplicemente splatter . L’opinione comune, in questo caso, è che i videogiochi violenti generino altrettanta violenza nella psiche dei giocatori.
Il governo britannico aveva inizialmente commissionato questo studio dopo l’omicidio di un quattordicenne, Stefan Pakeerah, accoltellato da un amico “ossessionto da ManHunt”. Si tratta di uno dei molti titoli di successo prodotti da RockStar Games , la software house che negli USA ha scatenato un putiferio mediatico sul tema della violenza nei videogiochi.
Ma nei giorni scorsi a tenere banco, in materia, sono le polemiche sul videogioco tratto dalla strage della Columbine High School , controversa realizzazione che sta dividendo l’opinione pubblica americana.