Le elezioni amministrative sono alle porte e come al solito abbondano le risse in tv, le bugie da comizio elettorale, le promesse che non saranno mai mantenute. Però adesso il web e la trasparenza che si porta appresso potrebbero fare la differenza tra un politico imbroglione e un serio rappresentante dei cittadini. In fondo se Internet è la più grande agorà pubblica della storia perché non usare internet per confrontare sul web i programmi dei politici? E perché non usarla per monitorare l’attuazione del programma di governo dei candidati? Non è un’idea nuova ma l’associazione Openpolis ha escogitato un sistema per farlo bene, velocemente e con l’ausilio di una grafica a prova di incapace: si chiama Voi siete qui .
Voi siete qui è un test politico elettorale che consente in 10 minuti di confrontare le proprie opinioni politiche col programma dei singoli candidati alle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio per le città più importanti come Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Torino, Trieste. È un test, non un sondaggio, costruito in base all’analisi del programma di governo dei singoli candidati che sono poi stati chiamati dagli ideatori a rispondere su temi cruciali della politica cittadina e che hanno costruito così un profilo per ciascuno di loro con venti domande, di cui 13 comuni a tutti e 7 dedicate a temi specifici del territorio di riferimento. Quasi tutti i politici interpellati hanno risposto e quelli che non l’hanno fatto sono stati esclusi dal test.
Per ogni candidato sindaco viene indicato il nome, la lista di appartenenza, il sito web di riferimento, le liste collegate e se ha risposto o meno al questionario di Openpolis. Ogni candidato è linkato a una legenda con le sue posizioni politiche e viene rappresentato in un grafico rispetto alla distanza che esprime verso gli altri candidati e si può scoprire che quelli di orientamento politico opposto possono essere vicini su diversi temi o molto lontani. Ad esempio, per le quote rosa in consiglio comunale i candidati del centro-sinistra sono tutti favorevoli, i candidati del centro-destra sono tutti contrari, i 2 candidati della Lega sono tendenzialmente favorevoli (La Lega esprime il candidato della coalizione a Bologna, mentre corre da sola a Trieste). Capita anche che i candidati di uno stesso partito abbiano ricette diverse per la gestione della cosa pubblica in città diverse. È il caso del Movimento 5 stelle che sono favorevoli alle moschee a Torino e contrari a Bologna eccetera.
La rappresentazione grafica delle singole posizioni è così immediata che quasi non c’è bisogno di spiegarlo, ma il test funziona così. Ogni grafico mostra le distanze complessive tra i candidati, calcolate con un apposito software confrontando le diverse posizioni sui 20 temi selezionati dalla redazione di Openpolis. Si pigia un bottone e partono le domande: “quanto sei favorevole (o contrario) all’istituzione di una tassa di soggiorno per i turisti che pernottano negli alberghi della tua città?” Oppure: “quanto sei favorevole o contrario nel garantire alla comunità musulmana adeguati luoghi di culto?”. E via dicendo. Ovviamente le risposte che il singolo elettore può dare sono variate e si può essere anche “tendenzialmente favorevole” o “tendenzialmente contrario”.
Finito il test, che dura pochi minuti, il tuo nome, vero o fittizio che sia, comparirà all’interno del grafico delle distanze su cui sono collocati i politici et voilà , in un batter d’occhio sai a quale lista sei più vicino .
Anche qui la propria posizione non è assoluta ma ponderata e al termine del test si potrà anche decidere di dare il proprio indirizzo email per essere aggiornati sugli sviluppi delle elezioni e del governo cittadino nel più totale rispetto della privacy. Openpolis potrà usare i dati delle specifiche risposte degli utenti solo in maniera aggregata e senza alcun riferimento biografico ma proteggendo i dati sensibili come l’indirizzo di posta elettronica.
Il sistema si presta ovviamente a delle obiezioni. Chi garantisce la correttezza delle posizioni dei singoli candidati e della bontà delle rilevazioni che non sono da confondere con sondaggi ed exit poll? Verrebbe da dire “nessuno”, se non la possibilità di verificare tramite altre fonti le posizioni e le dichiarazioni dei candidati, la loro conoscenza diretta, e in ultimo la serietà di Openpolis.
L’associazione Openpolis lavora alla trasparenza della politica da cinque anni (ha da poco presentato il suo rapporto annuale sulla produttività parlamentare) e dal 2006 ha costruito una comunità di circa 15mila persone che finora ha monitorato il comportamento dei 130 mila politici italiani standogli alle costole e registrando su siti wiki-style dichiarazioni, proposte ed eventi associati ai professionisti della politica nostrana. Insomma, una garanzia.
Altra obiezione è che il sondaggio potrebbe orientare il voto. Ma di questo certo non si lamentano gli ideatori che ritengono “Voi siete qui” uno strumento al servizio dei cittadini, un modo semplice e veloce per aiutare gli elettori a riflettere sulle loro scelte e sulla coerenza dei politici a cui chiedono di essere rappresentati. Eppure l’obiettivo è immediato: stabilire la propria distanza tra le opinioni di chi svolge il test e la posizione dei futuri sindaci e consiglieri su una serie di temi cruciali per la vita cittadina.
E per quanto riguarda l’accuratezza dei risultati forniti dal software? È neutrale oppure produce risultati precostituiti? La risposta a questa domanda è la più semplice da fornire: il software è open source rilasciato con una licenza libera e chiunque ne abbia la capacità può verificare il suo funzionamento a livello di codice informatico, perfino migliorarlo. Mentre i contenuti del sito e del test sono rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Openpolis vuole aprire la politica alla gente, con strumenti aperti e accurati, perciò i suoi ideatori già lavorano a una sua evoluzione e integrazione con altre iniziative. Un’indicazione potrebbe venire dal progetto che Bill Adair ha presentato al Festival del Giornalismo di Perugia. Adair ha creato uno strumento per sbugiardare i politici, il “promessometro”. L’applicazione che gira su web si chiama Politifact ed ha aperto una nuova strada al giornalismo politico consentendo ai giornalisti di verificare l’effettiva realizzazione delle promesse fatte in campagna elettorale poi misurate su una scala da vero a falso. Se le cose dette sono totalmente false il veritometro di Politifact sprofonda all’indice di ” pants on fire “, pantaloni in fiamme per la vergogna, e accade quando il fact checking dei giornalisti aderenti al progetto ha appurato che le hanno sparate veramente grosse.
Arturo Di Corinto
ArDiCor, il blog