È cosa nota che il governo indiano non ne voglia sapere di OLPC e del suo XO. L’India ha bisogno soprattutto di insegnanti e aumento di copertura della rete elettrica, e se proprio occorre integrare l’attività pedagogica tanto vale affidarsi a soluzioni alternative dal costo inferiore , come quella basata sulla virtualizzazione commercializzata dalla società NComputing .
In attesa di concretizzare il sogno quasi impossibile di un PC davvero economico, da 10 dollari a macchina , NComputing permette di condividere lo stesso computer in maniera simultanea tra sette diverse postazioni, che hanno a disposizione solo le periferiche di input e output essenziali (tastiera, mouse, monitor) permettendo di ridurre i costi sino a 70 dollari per postazione .
L’ accordo di fornitura del sistema è stato siglato dalle autorità della provincia indiana di Andhra Pradesh, che hanno in verità preso in considerazione anche il suddetto XO e il Classmate PC di Intel, prima di decidersi sulla soluzione virtualizzata di NComputing.
La strada dell’India verso l’alfabetizzazione informatica procede nonostante in molte zone del paese manchi ancora l’elettricità : secondo il presidente del National Institute of Information Technology Lalit Dhingra, presto nella iper-popolata nazione indiana “tutti gli studenti avranno a disposizione un computer”.
Laddove invece non dovrebbero esserci problemi di elettricità è in Australia, più precisamente nello stato del Nuovo Galles del Sud , che si è dimostrato fortemente orientato a prediligere soluzioni open source nell’ambito di un progetto di informatizzazione delle scuole secondarie dal costo di 56 milioni di dollari.
Jim McAlpine, presidente del consiglio dei presidi degli istituti di istruzione secondaria, ha parlato espressamente di Edubuntu , la versione educational della popolare distro Linux Ubunt. Linux, ha sostenuto McAlpine, si sposa perfettamente con tool come il recentemente aggiornato OpenOffice.org per la produttività, Gimp per l’editing delle immagini e Firefox per il web browsing .
D’altronde non è un caso che durante il suo primo viaggio di affari nella terra dei canguri, il gran capo di Red Hat Jim Whitehurst ebbe ad osservare “un maggior coinvolgimento dei settori commerciali e governativi” con il software open source. In periodi di crisi finanziaria e recessione incombente “non c’è miglior ragione di guardare a modi più economici di fare le cose abbandonando la strada del software proprietario” per far fronte alla inesorabile riduzione di budget per i settori IT , conclude Whitehurst.
Alfonso Maruccia