A ogni anno la sua tendenza. Il 2025 che si sta ormai per concludere può essere archiviato come quello in cui abbiamo definitivamente normalizzato l’intelligenza artificiale, abbiamo preso confidenza con una tecnologia che è sempre meno novità e sempre più strumento integrato nella quotidianità di ognuno. Cosa significa in prospettiva?
Alla vigilia del 2026, l’AI non è più una novità
La dimostrazione più lampante di questo fenomeno è sotto gli occhi di tutti, letteralmente. Ed è anche la più banale, se vogliamo. Non ci stupisce più vedere immagini e video creati dagli algoritmi, non è poi così importante capire se un contenuto è autentico oppure no. Forse ci siamo rassegnati a vivere un’era in cui distinguere il vero dal falso non è una priorità.
In soli 12 mesi siamo passati dalle critiche rivolte allo spot AI natalizio di Coca-Cola alla sostanziale indifferenza nei confronti di quello nuovo in rotazione in questi giorni, anch’esso artificiale, ma a cui non bada più nessuno. È cambiata la nostra percezione della tecnologia e di ciò che ne deriva. Senza giudizio, sia chiaro. E senza appiccicare un’etichetta forzatamente positiva o negativa a quanto sta accadendo.
Pro e contro, come per qualsiasi tecnologia
Forse nel 2026 acquisiremo consapevolezza anche dei contro di un ambito che fin qui ha fatto di tutto per mostrare esclusivamente i suoi pro. Uno si sta già manifestando, con la crisi della RAM innescata proprio dall’accaparramento delle memorie da parte di chi è chiamato ad allestire data center sempre più grandi e potenti, per far fronte alla nostra richiesta di interazioni con l’intelligenza artificiale. Strutture che assorbiranno un quantitativo enorme e sempre maggiore di energia, un altro fattore che avrà probabilmente un impatto su larga scala.
La certezza è che oggi diamo del tu a ChatGPT e soci, li abbiamo svestiti di quella patina di novità che li ha accompagnati fin dal loro rumoroso debutto. Molti non possono più farne a meno e non vorremmo che nel 2026 qualcuno pensasse a monetizzare questa sorta di dipendenza. I protagonisti del settore che hanno investito molto, facendo a sportellate per superare la concorrenza, ora sono nella posizione di dover recuperare quanto speso e di generare utili. Indovinate un po’ su chi faranno leva?
Come internet all’inizio del millennio
La traiettoria non è poi così diversa da quella che i più vecchi hanno già potuto osservare all’alba di internet. Tra la seconda metà degli anni ’90 e i primi 2000 c’è stato il boom del WWW, seguito da un periodo di stallo quasi inevitabile, sfociato in una crisi da cui sono emerse solo le realtà più solide.
Qualcuno piuttosto autorevole come il numero uno di Google ha già ipotizzato che potrebbe accadere lo stesso con l’AI. Non sappiamo se scoppierà la bolla nel 2026, ma di certo chi sta continuando a soffiarci dentro dovrà trovare nuovi spunti e pretesti per presentarcela come una continua innovazione.