Quando a fine 2018 abbiamo intervistato Rahul Patel di Qualcomm chiedendogli quanto tempo sarebbe servito prima di poter iniziare a parlare concretamente di 6G la risposta è stata “La mia opinione è che serviranno altri 6-7 anni”. La Cina sembra però già essersi mossa per accelerare i tempi.
La Cina è già al lavoro sul 6G
A Pechino il Ministero della Scienza e della Tecnologia è al lavoro sullo sviluppo delle reti mobile che raccoglieranno il testimone da quelle 5G. La notizia non stupisce poi molto: già il CEO di Huawei ha confermato alcuni mesi fa l’impegno dell’azienda in tal senso. Oltreoceano è invece stato Donald Trump a parlare per primo delle ambizioni USA in questa prospettiva.
In termini di prestazioni, il 6G potrebbe arrivare alla velocità di 1 TB/s, ben 8.000 volte superiore rispetto a quella teoricamente raggiungibile dai network mobile di quinta generazione che ancora devono mostrare il loro potenziale. A cosa servirà un tale flusso di dati? Secondo il docente Mahyar Shirvanimoghaddam della University of Sydney permetterà alle persone di comunicare e controllare i dispositivi tramite un’interfaccia cerebrale, un concept già immaginato tra gli altri da Elon Musk con l’iniziativa Neuralink e da Facebook.
Non ci si illuda di giungere a tali risultati in modo rapido o indolore. Sarà necessario passare da un processo di innovazione riguardante non solo la tecnologia impiegata (a partire da quanto riguarda materiali, componentistica ecc.), ma anche le normative a partire dalla definizione di nuovi standard condivisi. Alla luce di queste esigenze, la previsione di Patel citata in apertura non appare poi così fuori luogo: probabilmente non metteremo un piede nell’era del 6G prima del quinquennio 2025-2030.