È successo dopo la strage della Columbine High School di Denver, del Virginia Tech , del massacro di Utoya in Norvegia: in seguito al recente attentato compiuto in una scuola elementare nel villaggio di Newtown, nel Connecticut, torna al centro del dibattito pubblico il binomio videogiochi e violenza , questa volta attraverso una richiesta formale che il senatore statunitense Jay Rockefeller ha rivolto alla National Academy of Sciences (NAS) circa l’opportunità di effettuare uno studio che indaghi gli effetti dei giochi violenti sui comportamenti dei bambini.
Secondo il politico democratico, sarebbe da riconsiderare la credenza secondo cui “i videogiochi violenti non sarebbero più pericolosi per le menti dei bambini rispetto alla letteratura classica o ai cartoni animati del sabato mattina. I genitori, i pediatri e gli psicologi lo sanno bene”. Con tutta probabilità, Rockfeller si scaglia contro la sentenza emanata dalla Corte Suprema nel 2011 , che non ha riconosciuto prove evidenti di una maggiore pericolosità rispetto a un libro o un film, bocciando la proposta di legge avanzata in California contro la vendita ai minori dei cosiddetti killer game .
Secondo il disegno di legge formulato da Rockefeller, l’organismo di ricerca dovrebbe concentrarsi sulla possibilità che l’esposizione ai prodotti videoludici violenti possa causare comportamenti aggressivi nei bambini o produrre danni cognitivi misurabili, che possa provocare effetti oltremodo negativi nei confronti di minori già dediti a reazioni violente, che le conseguenze provocate dall’esperienza con i videogiochi possano essere distinte dagli effetti negativi prodotti da altri tipi di mezzi di comunicazione.
Il riferimento all’attentato pluriomicida compiuto dal ventenne Adam Lanza appare abbastanza chiaro, soprattutto considerate le ultime indiscrezioni circa le abitudini videoludiche del killer, presunto amante del gioco di strategia Starcraft. Oltre a interessarsi della connessione, più volte evidenziata , tra sindrome di Asperger e istinto di violenza, agli scienziati spetta ora il compito di mostrare la correlazione tra le preferenze per i giochi violenti e le sparatorie di massa reali.
Cristina Sciannamblo