Nella stessa intervista in cui ha confermato la tempistica necessaria per l’arrivo della carta di identità nell’app IO, Alessio Butti è tornato a parlare dell’addio a SPID. La volontà di abbandonarlo è ormai cosa certa e confermata, come abbiamo anticipato per primi nelle scorse settimane, seguendo un’audizione parlamentare del sottosegretario. L’obiettivo è chiaro: rendere CIE l’unico strumento a disposizione degli italiani per la gestione dell’identità digitale.
Grazie ai provider, ma spegneremo SPID
La stessa richiesta, secondo Butti, giunge anche dall’Europa. Nelle sue parole un ringraziamento al lavoro svolto dai privati (gli identity provider che ancora attendono i 40 milioni di euro promessi) e una frecciata ai governi precedenti, ai quali è attribuita la responsabilità di mancanze
alle quali avrebbe rimediato l’esecutivo Meloni.
L’obiettivo del governo è preciso. E la carta di identità elettronica è ciò che si vuole anche in Europa. Dobbiamo comunque ringraziare il lavoro fatto dai privati con SPID, che hanno ovviato alle mancanze dei precedenti governi sull’identità digitale.
C’è poi un riferimento alle vulnerabilità del sistema. Tra quelle note, la più grave riguarda senza dubbio la cosiddetta truffa del doppio SPID. Ne sono stati colpiti anche i dipendenti statali. Ci sono poi le tante campagne di phishing documentate.
Non lo dico solo io, lo scrivono i giornali. Decine di articoli parlano di hackeraggi e violazioni, ne ho qui davanti diversi. Al wallet si può accedere anche con SPID, ma lo dice l’Europa: il futuro è la CIE.
40,7 milioni di credenziali nel cestino
Ad oggi, ci sono 40,7 milioni di identità emesse. Non sarà facile spiegare ai cittadini perché, dopo aver trascorso anni convincendoli della bontà di SPID, costringendoli talvolta a mettere mano al portafogli per ottenere le credenziali, ora è tempo di cestinare tutto e di passare alla carta di identità elettronica. Anche la prospettiva di vederlo trasformato in un servizio in abbonamento non è delle migliori.