Il futuro di SPID è sempre più incerto. Dopo aver trascorso anni istruendo gli italiani sull’importanza dello strumento, una chiave digitale per l’accesso semplificato alle piattaforme della Pubblica Amministrazione, il suo destino potrebbe portare all’abbandono. Il problema? Almeno in parte è rappresentato da quei 40 milioni di euro promessi dal governo agli identity provider che mantengono operativo il sistema, erogando e gestendo le credenziali.
Aggiornamento (4 luglio 2025): il sottosegretario Butti è confermato che il governo ha intenzione di spegnere progressivamente SPID. Tutti i dettaglio nell’articolo dedicato.
Persi milioni di euro: il buco creato da SPID
A far scattare l’ennesimo campanello di allarme è Andrea Sassetti, presidente di Assocertificatori, associazione che riunisce i principali fornitori. Tramite le pagine di Repubblica fa sapere che quei soldi non sono mai arrivati e, anche se fossero pagati, potrebbero non bastare
.
Abbiamo perso milioni di euro nello Spid per otto anni
, questa la denuncia. SPID rappresenterebbe dunque un buco nel bilancio delle società che lo gestiscono. Ciò spiega la decisione presa da Intesa, che nel 2023 ha deciso di chiamarsi fuori, così come quelle di Aruba, Register e InfoCert che hanno deciso di trasformarlo in un servizio ad abbonamento annuale, chiedendo ai cittadini di far fronte alle spese con una sottoscrizione a pagamento.
Sassetti è convinto che anche altri gestori passeranno a un modello a pagamento, dal secondo anno
. Altrimenti, per il futuro, l’impegno non sarà sostenibile.
Tornando ai 40 milioni di euro stanziati, pare che gli identity provider li riceveranno a partire dall’autunno, con un primo acconto da 100.000 euro e successivi versamenti bimestrali. Lo ha fatto sapere Agenzia per l’Italia Digitale.
Addio nel 2026 (in favore di CIE)?
Mettendo assieme i pezzi del puzzle, sembra sempre più delinearsi all’orizzonte un abbandono in favore di CIE. Gli esponenti del governo hanno dichiarato in più occasione al volontà di voler puntare sulla carta di identità elettronica (chissà se arriverà mai nell’app IO) come unico metodo di autenticazione alle piattaforme della PA.
Non siamo certi che favorire questa transizione staccando la spina a SPID con queste modalità sia la scelta migliore, soprattutto in termini di trasparenza verso i cittadini. Gli italiani si sono sentiti per anni ripetere che abbracciare la rivoluzione dell’identità digitale avrebbe semplificato loro la vita. Lo hanno fatto (sono oltre 40,6 milioni le credenziali emesse), non sempre senza difficoltà e talvolta mettendo mano al portafogli. Ora chi spiegherà in modo convincente che siamo punto e a capo?