AGCOM e Garante Privacy diventino una cosa sola

AGCOM e Garante Privacy diventino una cosa sola

Antonio Nicita, commissario AGCOM, propone una fusione tra la propria authority e quella per la tutela della privacy: più efficienza, più potere.
AGCOM e Garante Privacy diventino una cosa sola
Antonio Nicita, commissario AGCOM, propone una fusione tra la propria authority e quella per la tutela della privacy: più efficienza, più potere.

Il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Nicita, ha tracciato il futuro dell’AGCOM con una proposta per molti versi rivoluzionaria e meritevole di una seria riflessione: l’autorità garante per le comunicazioni e l’autorità garante per la protezione dei dati personali dovrebbero diventare una cosa sola, così da poter mettere informazioni e azioni in comune ed avere maggior capacità d’azione.

Un’unica authority di regolazione per il digitale che nasca dalla fusione paritetica di Agcom e del Garante per la privacy e che permetta di esercitare un maggior potere “contrattuale” e di moral suasion nei confronti delle piattaforme globali.

La spiegazione di questo slancio è tutta nelle parole dello stesso Nicita, il quale vede importanti sinergie tra le due autorità ed un campo comune di applicazione nel quale avrebbe maggior senso operare attraverso un attore unico con maggior forza coercitiva:

[…] man mano che il dato diventa il “prodotto” al centro dei modelli di business della comunicazione digitale, il campo regolatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e quello del Garante per la protezione dei dati personali appaiono sempre più sovrapponibili.

Solo in un caso viene ravvisata una certa autonomia d’azione, che è la tematica antitrust (appannaggio dell’autorità per la concorrenza sui mercati). La proposta di Antonio Nicita è dunque espressamente di natura politica: “il proliferare di competenze diverse ad authority distinte non è certo d’aiuto, non solo perché possono sempre manifestarsi obiettivi diversi tra le varie autorità indipendenti, ma soprattutto perché questi obiettivi potrebbero essere segmentati o addirittura confliggenti“. Se non si ha la capacità di coordinare le azioni delle authority tramite obiettivi univoci, eliminando sovrapposizioni e magari indicazioni contraddittorie, non si può spingere fino in fondo l’azione di tutela dello Stato nei confronti di utenti e mercato.

Quando? Subito, perché la semplice fusione avrebbe il vantaggio di “poter essere realizzata da subito, a normativa vigente, dando poi spazio al Parlamento di legiferare ulteriori aggiustamenti, nel solco europeo, con un processo progressivo e graduale“:

[…] sarebbe auspicabile una fusione di Agcom e Garante per la privacy, le cui competenze, sancite a livello europeo, resterebbero intatte e costituirebbero un importante tassello nel percorso per la costruzione di un mercato regolato dell’uso del dato, che va affidata al legislatore.

Una nuova authority

L’Agcom è innanzitutto un’Autorità di garanzia: la legge istitutiva affida all’Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali degli utenti.

Ma questo, secondo Nicita, oggi non basta più. Quella che si può immaginare come la nuova “Authority per le garanzie nelle comunicazioni e nei dati personali” non sarebbe però soltanto la somma tra le due autorità indicate dal Commissario, ma assumerebbe una forma nuova e ibrida che andrebbe a sovrapporsi alle nuove necessità che il mercato esprime. Un’evoluzione naturale, forse, per una Authority che per definizione è indicata come “convergente” poiché “svolge funzioni di regolamentazione e vigilanza nei settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo, dell’editoria e, più recentemente, delle poste”. Una convergenza dettata dalla digitalizzazione, che ha uniformato i sistemi di trasmissione ma che al tempo stesso ha visto convergere anche mercati, attori e concentrazioni di potere – tutto ciò senza che nel frattempo avvenisse modifica alcuna all’impianto originario, senza implementazioni nel potere d’azione, senza reazioni da parte delle istituzioni.

Secondo Nicita, infatti, si rende sempre più urgente lo sviluppo di “una nuova regolazione pubblica e indipendente, ancorata al benessere sociale, volta a prevenire posizioni dominanti durature, a garantire forme di pluralismo nel web, a restituire la piena proprietà del dato agli utenti, anche facendone emergere il valore nella transazione economica relativa”. Laddove l’AGCOM non riesce ad arrivare, insomma, potrebbe arrivarci facendo leva sulla tutela dei dati personali: più frecce allo stesso arco, per poter far centro con maggior precisione.

Il Garante sembra insomma aver le idee chiare su cosa potrebbe essere la nuova Authority, quali le sue peculiarità e quale la sua politica d’azione. A stretto giro di posta sembra fargli eco il Commissario Antonio Martuscello il quale, illustrando un percorso che dovrebbe portare “verso un nuovo codice delle comunicazioni elettroniche”, esprime perplessità nei confronti di riforme incapaci di adeguare il quadro regolamentare al punto da garantire piena competitività tra i soggetti del mercato tradizionali ed i nuovi OTT della società digitale.

In un quadro generale nel quale a mutare è il contesto, l’Italia potrebbe aver bisogno di ridisegnare il profilo delle proprie Authority per poter agire in modo più ordinato ed efficace, senza subire l’onta dei big dell’innovazione a causa dell’incapacità congenita di reagire ai segnali che giungono dai mercati. La ricetta firmata da Antonio Nicita ha connotati di urgenza e promesse di semplificazione: la proposta è lanciata, tocca alla parte politica giudicarla ed eventualmente farla propria.

Fonte: AGCOM
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Pubblicato il 22 gen 2019
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