Amazon, brucia il business dell'hardware

Amazon, brucia il business dell'hardware

Indiscrezioni parlano di una pesante riorganizzazione nella divisione responsabile dei progetti hardware, un'operazione in larga misura dovuta al tonfo dello smartphone Fire. Molti progetti saranno interrotti, altri restano vivi
Indiscrezioni parlano di una pesante riorganizzazione nella divisione responsabile dei progetti hardware, un'operazione in larga misura dovuta al tonfo dello smartphone Fire. Molti progetti saranno interrotti, altri restano vivi

Stando alle fonti anonime consultate dal Wall Street Journal (WSJ), la divisione hardware di Amazon è in crisi profonda: il flop di Fire Phone , lo smartphone “alternativo” che nessuno sembra voler comprare, avrebbe spinto la corporation di Jeff Bezos a ripensare in maniera profonda il suo impegno nel settore e a bloccare l’arrivo sul mercato di prodotti già completati.

La prima, prevedibile conseguenza dell’insuccesso di Fire Phone è il licenziamento di “dozzine” di dipendenti attivi nel centro di sviluppo Lab126 nella Silicon Valley, sostiene il WSJ, con la gestione dei lavori entrata in una fase “frenetica” e apparentemente male organizzata al punto da spingere alcuni “amazoniani” a cercare lavoro altrove.

Lab126 ha dato vita a prodotti come l’e-reader Kindle, il set-top-box Fire TV e l’ ultimo arrivato Echo , ma il flop di Fire avrebbe suggerito ad Amazon di cancellare lo sviluppo – oramai quasi terminato – di ulteriori progetti hardware come una versione “ridotta” del suddetto Fire, una stilo intelligente per lo shopping online chiamata Nitro, un proiettore (Shimmer), un tablet da 14″ (nome in codice Project Cairo), un computer da cucina per ordinare prodotti su Amazon.com (Kabinet) e altro ancora.

Il colpo subito con il flop di Fire e gli 83 milioni di dollari di terminali invenduti avrebbe insomma avuto un effetto notevole sul management di Amazon, un’azienda ultimamente nota soprattutto per le tendenze aggressive nell’espansione in nuovi mercati più che per l’attenzione nei confronti del singolo consumatore e per le polemiche sulle condizioni di lavoro .

Nel caso seguito al ridimensionamento dei progetti di Lab126, le indiscrezioni parlano persino del possibile “ricollocamento” dello sviluppo hardware a Seattle sotto la guida di Steve Kessel, il manager che aveva già contribuito ad aprire il lab nella Silicon Valley e responsabile della gestione del business dei media digitali come ebook e musica.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
31 ago 2015
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