Amazon fa i conti con San Marino

Amazon fa i conti con San Marino

La Repubblica del Titano sfida l'e-commerce di Jeff Bezos. Contestato il mancato pagamento delle tasse sulle merci spedite ai residenti della città-stato della Romagna
La Repubblica del Titano sfida l'e-commerce di Jeff Bezos. Contestato il mancato pagamento delle tasse sulle merci spedite ai residenti della città-stato della Romagna

San Marino ha deciso di bloccare la vendita di merci da parte di soggetti esterni tramite web, ed in particolare Amazon, sul suo territorio nazionale in mancanza del pagamento delle tasse che la Repubblica ritiene le siano dovute.

La Città-Stato confinante con l’Emilia Romagna, in passato accusata di essere un paradiso fiscale, si ritrova così al centro della questione europea della tassazione delle grandi multinazionali ICT: il problema è che le aziende con più divisioni ed affiliate, ed in particolare quelle il cui business si svolge in gran parte online, riescono a sfruttare diversi escamotage fiscali (legali) per pagare il meno possibile alle autorità nazionali, facendo risultare i loro introiti entro i confini fiscalmente più convenienti. Da parte loro i paesi coinvolti sfrutterebbero tali possibilità per attirare le fatturazioni delle grandi aziende, aumentando il proprio gettito fiscale e gli investimenti all’interno del proprio territorio.

Mentre le istituzioni europee stanno cercando di intervenire facendo pressione sui singoli stati membri e con riforme legislative ad hoc, la Repubblica del Titano – grazie alla possibilità di controllare agevolmente i suoi confini – è intervenuta direttamente bloccando le merci ritenute in violazione della sua normativa fiscale. La Segreteria di Stato per le Finanze della Città-Stato è intervenuta per specificare che da diverso tempo era in atto un “monitoraggio della situazione delle vendite sul territorio sammarinese anche a seguito di ripetute segnalazione di privati ed operatori economici”.

Tramite questo monitoraggio le autorità hanno finito per ritenere che Amazon operi cessione di beni nel territorio della Repubblica in violazione della Legge 40/72 e successive modifiche, ossia senza versare l’imposta sulle importazioni “monofase” dei beni venduti, una gabella sulle importazioni del 17 per cento che equivale grossomodo all’IVA Italiana.

Così, prima l’ufficio Tributario ha disposto controlli al fine di verificare l’ingresso in territorio di tali merci con tali irregolarità, poi ha cercato di contattare Amazon per segnalargli le violazioni riscontrate nelle sue vendite ed indicargli le modalità di regolarizzazione al fine di potere continuare nella propria attività commerciale sul territorio sammarinese. Il negozio digitale avrebbe tuttavia ignorato il Governo di San Marino, che ha così proceduto con il sequestro di un carico di merci trasportate da un corriere italiano e destinate ad essere consegnate a vari soggetti sammarinesi, merci accompagnate da documentazione commerciale dalla quale, dalle prime verifiche eseguite, non risulta addebita alcuna imposta: né sammarinese, né italiana.

Da Amazon è arrivata la replica: “Stiamo collaborando con le forze dell’ordine per chiarire il più presto possibile le ragioni del loro intervento – spiegano dall’azienda – e per continuare a consegnare gli ordini”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 12 dic 2014
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