Amazon nega il furto di carte di credito

Amazon nega il furto di carte di credito

Il più noto negozio virtuale respinge con sdegno le accuse riprese dalla stampa americana di un esperto di sicurezza che ritiene Amazon colpevole di essersi lasciata sfuggire i dati della sua carta
Il più noto negozio virtuale respinge con sdegno le accuse riprese dalla stampa americana di un esperto di sicurezza che ritiene Amazon colpevole di essersi lasciata sfuggire i dati della sua carta


Web (internet) – Amazon rifiuta con sdegno le accuse riprese da MSNBC e da altri e relative al caso di un cliente del negozio virtuale il quale afferma che i dati della sua carta di credito, gestiti da Amazon, sarebbero stati “catturati” da qualche hacker.

La vicenda nasce dopo il 29 dicembre, quando sullo statement bancario di Larry Hountz sono apparsi acquisti online ad Amazon.com per un totale di 400 dollari, acquisti che Hountz non ha mai effettuato e che la stessa Amazon ha giudicato illeciti, al punto che dopo qualche giorno la libreria online ha deciso di restituire la somma all’uomo.

Hountz ora però torna all’attacco sostenendo che un rappresentante del Customer support di Amazon gli avrebbe rivelato che altre cento carte di credito sono state “cancellate” perché le informazioni relative sarebbero “fuoriuscite” dal database di Amazon. E ora l’azienda ribatte che quanto sostiene Hountz non è possibile perché nessuno dei propri sistemi di gestione è stato compromesso o “visitato” da un hacker.

Stando alla MSNBC, Amazon ha spiegato al signor Hountz che quei dati gli devono essere stati sottratti da qualcuno oppure utilizzati da contraffattori professionisti. E l’azienda sottolinea che non solo non ci sono stati “altri casi” ma anche che nessun incaricato di Amazon ha mai detto ad Hountz quello che va raccontando.

Hountz, che è esperto di sicurezza internet, ribadisce, invece, che Amazon si è mossa per rifondergli uno degli acquisti senza aver ricevuto notifica delle operazioni illecite né da lui né dalla banca, “segno che Amazon sapeva”. L’azienda invece sostiene che quanto è accaduto fa parte della normale routine di controllo e sorveglianza sulle transazioni.

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Pubblicato il
5 gen 2000
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