Si è conclusa, dopo oltre due anni, l’ indagine condotta dall’ Antitrust nei confronti di TIM , Vodafone e Wind , e che ha portato ad una multa pari a 20 milioni di euro per Telecom e a 2 milioni per Wind.
L’istruttoria fu aperta nel 2005 dopo una denuncia inoltrata al Garante della Concorrenza da alcuni operatori (Tele2, Trans World Communication Italia, Startel International, ReteItaly ed Elsacom) che accusavano i tre operatori mobili della presunta violazione degli articoli 81 e 82 (intesa e abuso di posizione dominante) del Trattato comunitario sull’accesso alle reti mobili, ponendo in essere “abusi di posizione dominante nel mercato dell’accesso alle infrastrutture di rete mobile e nei mercati della terminazione su singole reti mobili, nonché intese nel mercato dell’accesso, nel mercato dei servizi finali di comunicazione mobile e nelle offerte commerciali all’utenza business”.
Vodafone, come noto, è stata graziata dall’Autorità, che ha ritenuto che gli accordi stipulati con BT, Carrefour e Poste Italiane, siano da considerare operazioni tese all’apertura del mercato italiano della telefonia mobile.
Il provvedimento dell’Antitrust, tuttavia, mostra di essere uscito dai binari iniziali. Le due multe inflitte a Telecom e Wind non sono infatti motivate dal fatto che i due operatori abbiano esercitato un abuso di posizione dominante teso a chiudere la propria rete all’ingresso degli operatori mobili virtuali. “Nel merito dell’infrazione accertata a carico di Telecom Italia e Wind – spiega l’Antitrust – a parere dell’Autorità le due aziende hanno realizzato pratiche discriminatorie nei confronti dei loro concorrenti, applicando alle proprie divisioni commerciali condizioni tecniche e/o economiche per la terminazione delle chiamate fisso-mobile sulle proprie reti più favorevoli rispetto a quelle offerte agli altri operatori”.
“Le condotte discriminatorie poste in essere dai due gestori mobili, titolari anche di licenza per fornire servizi di telefonia su rete fissa – precisa l’Authority – erano volte a escludere i concorrenti sia dai mercati all’ingrosso dei servizi di terminazione, sia dal connesso mercato al dettaglio dei servizi di fonia F-M per la clientela business”.
Il commento di AIIP
Innegabilmente dovute, benché inefficaci, le sanzioni applicate, secondo AIIP , che in una nota commenta:
“La sentenza dell’Antitrust italiana che ha condannato TIM e Wind per abuso di posizione dominante, pur se ‘disinnescatà negli aspetti piú gravi, è inequivocabile. Le condotte abusive perpetrate negli anni dagli operatori mobili, hanno fortemente ostacolato la concorrenza, danneggiando tutti gli operatori della telefonia fissa e, soprattutto, i consumatori italiani che sono stati costretti a pagare tariffe salate per terminare le chiamate sui cellulari.
Stupisce però che l’Autorità, a fronte della chiarezza con cui ha accertato gli abusi, abbia poi scelto di comminare una sanzione ridicola per sovraprofitti nell’ordine del miliardo di euro all’anno. È di tutta evidenza infatti, che il comportamento di TIM e Wind – cosi come di Vodafone, abbia chiuso la porta a chiunque volesse competere nel mercato della terminazione di chiamate verso telefoni mobili, facendo lievitare ingiustamente i margini e i sovrapprofitti da terminazione che avvantaggiano gli operatori mobili.
È ovvio che sanzioni così blande (20milioni per TIM e 2milioni per Wind) non riusciranno in nessun modo a sanare gli abusi che riguardano il passato, né tanto meno riusciranno a prevenire il reiterarsi di queste condotte sul mercato. Multe pari all’equivalente di 10 giorni di sovrapprofitti a fronte di anni di abusi più che una sanzione rappresentano un incentivo a reiterare l’illecito.
Infine l’Autoritá Antitrust italiana, smentendo se stessa sulle risultanze dell’indagine istruttoria da cui scaturiva inequivocabile l’esistenza di un cartello di fatto volto ad impedire l’accesso al mercato di operatori virtuali, oggi dichiara che non sussistono prove in tal senso, “salvando” gli operatori mobili da obblighi riparatori ben piú pesanti.
Anche in virtú di ció ancora oggi non esiste un listino all’ingrosso che permetta a qualunque operatore di rete fissa di replicare le offerte convergenti fisso-mobili che gli operatori cellulari stanno lanciando. Anzi, è stata lasciata a questi ultimi facoltà di decidere quali operatori fissi potranno formulare queste offerte, e quali no, sancendo così il principio che “tutti gli operatori sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. E chi fa da arbitro sono gli operatori mobili, giusto appunto gli operatori appena trovati colpevoli di abuso di posizione dominante.
Si sta lasciando il futuro della convergenza fisso mobile in mano a dei monopolisti?
AIIP impugnerá questa sentenza presso il TAR e, se necessario, presso l’Autoritá Antitrust europea dove – lá sí – le multe inflitte sono proporzionali al vantaggio economico conseguito tramite condotte abusive. É ora di applicare anche in Italia le regole basilari del mercato, oppure si scelga di ristabilire un monopolio ufficiale togliendo alle imprese l’illusione di regole certe per competere”.