In occasione della presentazione dell’attività svolta nel corso del 2018, il Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha colto l’occasione per gettare uno sguardo sul futuro prossimo e sul ruolo dell’Authority nel contesto dei mercati digitali. Si tratta di una analisi di lungo corso che l’AGCM porta avanti ormai da tempo, sottolineando ad ogni occasione come, all’interno di un contesto che muta pelle rapidamente, sarebbe lecito immaginare un cambiamento delle regole e dei ruoli di chi ha il compito di far rispettare gli equilibri di mercato.
L’AGCM non solo richiama più potere su di sé, ma reclama anche un ruolo consulenziale, rivendicato attraverso una serie di punti analitici con i quali disegna una disamina a tutto tondo delle maggiori sfide che l’attualità presenta.
Big Data
Uno dei principali rischi legati ai Big Data sta nel fatto che la concentrazione dei dati è un vizio che si autoalimenta: maggior concentrazione implica maggior potenziale di investimento, maggior espansione ed a sua volta maggior raccolta di dati. Il cerchio si chiude così moltiplicando la potenza di fuoco nelle mani di pochi grandi attori (l’Authority non esita ad usare il termine “GAFAM”, acronimo di Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), aumentando le barriere all’ingresso e determinando una concentrazione di potere sempre più importante e sempre più complessa da limitare.
Inoltre, la disponibilità di Big Data sembrerebbe attribuire alle grandi piattaforme la capacità di esercitare una notevole disciplina concorrenziale su più mercati contemporaneamente, fino a farle percepire come soggetti dotati di notevole potere prima ancora di aver fatto ingresso in un nuovo mercato. […] Il ruolo che le nuove piattaforme hanno come intermediari delle transazioni economiche e dei rapporti sociali, nonché del sistema digitale dell’informazione, ha suscitato un ampio dibattito a livello globale sull’adeguatezza degli attuali presidi a tutela della concorrenza, della privacy e del pluralismo.
Il cenno relativo agli “intermediari delle transazioni economiche e dei rapporti sociali” rappresenta un riferimento a Libra che tutto può essere fuorché casuale.
Tra gli interventi auspicati dall’AGCM v’è anzitutto un maggior coordinamento tra le Authority europee, unico vero scudo possibile allo strapotere dei “big” (obiettivo già perseguito dal cosiddetto “ECN Digital Markets” costituito allo scopo); inoltre si richiede la possibilità di intervenire, quantomeno con potere di monitoraggio, su quelle piccole grandi manovre di acquisizione che – benché ininfluenti in termini di valore assoluto – assommate portano a nuova ed ulteriore concentrazione di potere nelle mani di pochi attori.
Trasformazione digitale significa esclusione
Come logica conseguenza dell’analisi portata avanti in tema di Big Data, l’Antitrust lancia un monito pesante su un percorso visto da tutti come necessario per i mercati, soprattutto in Italia: la trasformazione digitale, se non ben regolamentata, rischia di trasformarsi in occasione di esclusione, sterilizzando ogni opportunità che oggi i mercati vedono come chimere desiderabili. Il rischio si estende anche all’ambito Fintech (anche se in questa fase con magnitudo minore), dove l’assenza di vigilanza potrebbe portare rapidamente al consolidamento di posizioni dominanti.
La cristallizzazione degli assetti di mercato, a sua volta, riduce in modo sensibile o annulla le possibilità di accesso di nuovi operatori nei vari (e sempre più numerosi) mercati in cui tali soggetti operano, come dimostra, da ultimo, anche la recente sanzione inflitta dalla Commissione europea a Google per i suoi comportamenti anticoncorrenziali nel mercato dei sistemi operativi per smartphone.
Al tempo stesso l’AGCM incoraggia i lavori per la creazione di un clima favorevole all’adozione dell’Intelligenza Artificiale, percorso che andrà perseguito sulla scia del Mercato Unico Digitale europeo con regole certe ed omogenee.
Per un progetto così ambizioso, è necessaria la cooperazione di tutti gli Stati membri: in tal modo, infatti, sarà possibile evitare la frammentazione del mercato unico e stimolare l’emergere di start-up per l’IA. La collaborazione fra gli Stati, inoltre, renderà possibile condividere le buone pratiche, individuare le sinergie e allineare le azioni per massimizzare l’impatto degli investimenti in IA, allo scopo di rendere l’UE un attore in grado di competere a livello mondiale.