Apple elogia la legge giapponese e critica il DMA europeo

Apple elogia la legge giapponese e critica il DMA europeo

Mentre combatte il DMA in Europa, Apple elogia la legge giapponese sugli smartphone come modello equilibrato.
Apple elogia la legge giapponese e critica il DMA europeo
Mentre combatte il DMA in Europa, Apple elogia la legge giapponese sugli smartphone come modello equilibrato.

Apple ha un nuovo amore: la legge giapponese sugli smartphone. Mentre i rapporti con la Commissione europea rimangono tesi, l’azienda di Cupertino ha appena illustrato con entusiasmo le modifiche apportate a iOS per conformarsi al Japan Smartphone Act (MSCA). Il messaggio implicito è chiaro: il Giappone ha capito come aprire la concorrenza senza sacrificare la sicurezza né l’innovazione, mentre l’Europa ha sbagliato tutto con il Digital Markets Act.

Non è una dichiarazione casuale. Arriva in un momento in cui la Coalition for App Fairness è indignata perché Washington ottiene più risultati di Bruxelles: la giustizia americana ha abolito commissioni ingiustificate sui link esterni, mentre in Europa, a otto mesi dalla condanna per mancato rispetto del Digital Markets Act (DMA), Apple continua comunque a chiedere commissioni che arrivano fino al 20%. Quando Apple elogia il modello giapponese, di fatto manda un messaggio implicito all’Europa, è possibile applicare le regole in modo più efficace e ottenere risultati migliori.

Apple lancia una frecciatina all’Europa: “Imparate dal Giappone”

La differenza fondamentale tra l’approccio giapponese e quello europeo sta nella distribuzione delle app. L’Europa impone il download da qualsiasi sito web, il cosiddetto sideloading completo, dove chiunque può installare app da qualsiasi fonte senza passare dall’App Store. Il Giappone, invece, consente ad Apple di limitare la distribuzione all’App Store e a mercati alternativi debitamente autorizzati.

Nel modello giapponese, Apple mantiene il controllo e può filtrare i malware prima che arrivino sui dispositivi. Nel modello europeo, teoricamente qualsiasi sito può distribuire app, ma la pratica espone ai rischi di sicurezza che Apple ha sottolineato più volte. Apple, ovviamente, preferisce il sistema giapponese.

Pagamenti: flessibilità contro anarchia

Anche il modello economico è trattato diversamente. In Europa, gli sviluppatori possono aggirare completamente il sistema di pagamento di Apple. In Giappone, la legge richiede che l’acquisto in-app di Apple sia sempre offerto come opzione, anche insieme ad alternative di terze parti. L’utente giapponese può scegliere se passare attraverso una terza parte o restare nell’ambiente Apple che conosce.

È un compromesso che piace molto a Cupertino, concorrenza sì, ma senza espellere Apple dal tavolo. In Europa, la situazione è diversa e Apple ha complicato ulteriormente le regole dell’App Store lo scorso giugno cercando di mantenere il controllo nonostante le ingiunzioni. Il risultato è un sistema così contorto che gli sviluppatori ancora si chiedono se conviene usare i pagamenti alternativi o se le commissioni nascoste di Apple finiscono per costare più del vecchio 30%.

Protezione dei minori: il punto dolente del DMA

Il punto più critico sollevato da Apple riguarda la sicurezza dei bambini. Secondo l’azienda, il DMA europeo presenta gravi lacune su questo fronte. La legge giapponese autorizza esplicitamente le piattaforme ad adottare misure per proteggere i giovani utenti. Apple può imporre classificazioni per età anche fuori dall’App Store e vietare transazioni in-app nelle applicazioni destinate ai minori di 13 anni.

In Europa, l’assenza di disposizioni esplicite di questo tipo espone i minori alle stesse regole degli adulti. È un argomento potente, perché tocca un tema sensibile, la protezione dei bambini online. Apple lo sta usando come ariete contro il DMA, e funziona bene in termini di pubbliche relazioni. Su questo punto, però, le cose potrebbero cambiare con una nuova proposta di legge del Parlamento europeo, che potrebbe chiudere la falla.

Innovazione bloccata in Europa

Sulla questione dell’innovazione e della proprietà intellettuale, Apple preferisce nettamente il modello asiatico. Gli utenti europei sono stati privati di funzionalità come iPhone Mirroring e Apple Intelligence per mancanza di chiarezza giuridica. I clienti giapponesi, invece, riceveranno tutte le novità senza ritardi.

La legge giapponese non impone l’interoperabilità se questa danneggia la proprietà intellettuale. Il DMA, al contrario, obbliga Apple a condividere tecnologie proprietarie come AirDrop e AirPlay. Per Apple, questo è inaccettabile. Per i critici di Apple, è esattamente il punto: smettere di tenere gli utenti prigionieri di un ecosistema chiuso.

I browser e il monopolio di WebKit

In alcuni settori, Apple starebbe temporeggiando e moltiplicando le scuse per aggirare le restrizioni del DMA. È il caso dei motori di rendering dei browser, dove l’azienda californiana non intende perdere il monopolio di WebKit. In Europa, Apple dovrebbe permettere ad altri browser di usare motori diversi da WebKit su iOS. Apple sta resistendo con tutte le sue forze, inventando problemi di sicurezza e complicazioni tecniache.

Il Giappone come arma retorica contro l’Europa

È una battaglia che racconta tutto sulla strategia di Apple con il DMA: rispettare formalmente le regole mentre si cerca di svuotarle di significato pratico. Il Giappone, con la sua legge più flessibile, non mette Apple in questa posizione scomoda. E questo è esattamente il motivo per cui Apple la sta lodando pubblicamente.

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Pubblicato il
19 dic 2025
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