I Bitcoin sono una causa delle proteste in Kazakistan

I Bitcoin sono una causa delle proteste in Kazakistan

I Bitcoin sarebbero una causa, forse la principale, delle proteste in Kazakistan, ora diventato il secondo al mondo per estrazione di bitcoin.
I Bitcoin sono una causa delle proteste in Kazakistan
I Bitcoin sarebbero una causa, forse la principale, delle proteste in Kazakistan, ora diventato il secondo al mondo per estrazione di bitcoin.

Tutti noi stiamo assistendo alle forti proteste divampate in Kazakistan motivate da una crisi dell’elettricità e del gas oltre a un aumento di prezzo dell’energia. Una delle cause scatenanti, sia delle proteste che della situazione in cui si trova il Paese a livello energetico, sono anche i Bitcoin. Infatti, da quando la Cina ha inasprito le sue politiche nei confronti delle criptovalute vietandone il mining, molti miners si sono trasferiti proprio sul territorio kazako per estrarle. Ciò ha portato la richiesta di energia a un aumento incredibilmente alto e questi sono i risultati.

Il mining di Bitcoin legale e illegale è una causa dei problemi del Kazakistan

Secondo alcuni dati pubblicati dal Financial Times, nell’ultimo anno circa 88.000 società di crypto mining si sono trasferite dalle province cinesi al Kazakistan a causa delle politiche di divieto approvate da Pechino. Il Kazakistan è stata una meta privilegiata per due fattori. Innanzitutto perché il Paese è ricco di idrocarburi. Secondo, per i costi dell’energia relativamente bassi, vantaggiosi per il mining di Bitcoin.

Ovviamente non sono solo queste società a essersi trasferite legalmente in Kazakistan per l’attività mining. Infatti, il 50% del totale comprende anche chi estrae Bitcoin illegalmente nel Paese. Ecco perché il governo kazako avrebbe deciso di inasprire le sue regole nei confronti di chi estrae criptovalute illegalmente.

Oltre a questo provvedimento, che verrà forse applicato in questi mesi, da gennaio il governo ha anche aumentato il prezzo dell’energia elettrica alle società di mining di Bitcoin registrate. Il costo a kilowattora è salito a un tenge, pari a 0,002 euro. Inoltre, si pensa di ridurre il flusso di energia elettrica della capitale razionando quella destinata all’estrazione di criptovalute.

Intanto il Paese si trova in forte difficoltà e l’attuale governo, travolto da tutte queste pressioni, si è dimesso. Nei prossimi giorni scopriremo il destino dei kazaki e cosa succederà in merito a Bitcoin e alla loro estrazione. Molto probabilmente resterà nel limbo anche l’intenzione di passare al nucleare per far fronte al mining di criptovalute.

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Pubblicato il
7 gen 2022
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