Roma – I network di file sharing, si dice, non sono altro che ricettacoli di contenuti (musica, film, video) scambiati senza autorizzazione e all’insaputa dei proprietari dei diritti d’autore. Stando ai dati raccolti dal ricercatore della Princeton University Sauhard Sahi, almeno nel caso di BitTorrent il “si dice” corrisponde, per il 99 per cento del totale , alla realtà quotidiana del P2P.
Sahi ha scelto di lavorare sulla Distributed Hash Table implementata nel client BitTorrent ufficiale , una tecnologia che è stata recentemente eletta dal più grande (ex-)tracker BT del mondo a modalità di condivisione principale su network BitTorrent. Il ricercatore ha selezionato 1021 file casuali classificandoli per tipo, lingua e status del copyright. I risultati della ricerca , neanche a dirlo, non faranno molto piacere alle associazioni di categoria dell’industria multimediale.
Per quanto riguarda il numero di file classificati per categorie di appartenenza, il 46 per cento corrisponde a film e show televisivi non pornografici . A seguire c’è il porno con il 14 per cento, il software e i videogame (ancora 14 per cento), la musica con il 10 e i libri elettronici con l’1 per cento. Passando ad analizzare lo status del diritto d’autore, Sahi ha scoperto (e la cosa non stupisce) che il 99 per cento dei file studiati era riconducibile a qualche infrazione di copyright.
Le gradazioni di “illegalità” variano da categoria a categoria (dal 100 per cento dei file video e musicali ai 7 file “legittimi” su 148 nel caso di software e videogame), ma il risultato complessivo non cambia: al di là degli usi accademici o di content delivery descritto dai programmatori del client ufficiale, BitTorrent è un network composto per la sostanziale totalità da bit che in rete non dovrebbero proprio circolare.
Una delle considerazioni più interessanti dello studio – da prendere tutte con le molle, avverte il suo autore – è l’apparente rapporto di proporzionalità esistente fra la blindatura dei contenuti legittimi e la loro popolarità sul P2P: la musica, checché ne dicano le grandi etichette con le loro geremiadi periodiche , è diventata una fetta minore del file sharing non autorizzato di pari passo con il proliferare delle offerte legali libere da DRM; il cinema e la TV, al contrario, continuano a fare affidamento su pesanti restrizioni alla copia e all’esperienza utente alimentando di conseguenza un desiderio del proibito che funge da richiamo irresistibile per chi è abituato a scambiare contenuti sul file sharing .
Alfonso Maruccia
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non ci posso credere
Non ci posso credereSei in galera e ti lasciano con una connessione a FACEBOOK? Ma non lo sanno che le tecnologie di oggi possono aiutare le persone a fare ciò che anni prima non era possibile fare a distanza?-
Re: non ci posso credere
contenuto non disponibile-
Re: non ci posso credere
- Scritto da: unaDuraLezione
- Scritto da: luca rivara
Non ci posso credere
Sei in galera e ti lasciano con una connessione
a
FACEBOOK?
Una buona percentuale della popolazione farebbe
i salti di gioia per essere mantenuto e
cazzeggiare su
FB.
Quante persone bisogna far fuori per entrare nel
club?QUOTONE QUOTONE QUOTONE!!!
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Re: non ci posso credere
Sei in galera e ti lasciano con una connessione a
FACEBOOK? Ma non lo sanno che le tecnologie di
oggi possono aiutare le persone a fare ciò che
anni prima non era possibile fare a
distanza?Beh i pizzini restano insuperabili...
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Domanda
Ma secondo voi hanno rimosso il suo profilo perchè si è comportato male o perchè essendo in carcere è un pessimo consumatore ? -
tardi
gia si sapeva da 1 giorno sta notizia...troppo tardi, mi dispiace