Biz Stone si divide tra Twitter e AOL

Biz Stone si divide tra Twitter e AOL

Il co-founder aiuterà il portale statunitense ad implementare nuove strategie benefiche in salsa social. Farà parte di un programma annunciato e ideato dall'altra new-entry Arianna Huffington
Il co-founder aiuterà il portale statunitense ad implementare nuove strategie benefiche in salsa social. Farà parte di un programma annunciato e ideato dall'altra new-entry Arianna Huffington

Si tratta di un impiego che andrà a rimpolpare il già corposo curriculum di Biz Stone: il co-founder di Twitter è stato assoldato da AOL per dare forma a nuove strategie in ambito social. Stone avrà così campo libero, in qualità di consigliere speciale sui possibili scenari sociali promossi dal vasto portale statunitense.

Ad annunciare il recente reclutamento un post apparso sul blog ufficiale dello stesso Stone, che ha quindi offerto alcuni significativi dettagli sulla sua futura occupazione. Aiuterà AOL nello sviluppo di piattaforme che offrano servizi alle singole comunità , cercando di spingere le aziende verso “migliori pratiche societarie”.

Ma non è tutto: il co-founder di Twitter – che dovrebbe continuare a lavorare normalmente per la nota piattaforma di microblogging – si occuperà di una speciale serie di filmati dedicati alla filantropia , in generale agendo da intermediario tra le comunità locali e tutte quelle aziende che dovrebbero concepire nuovi modelli di business dal sapore social e solidale.

In realtà, il reclutamento di Biz Stone fa parte di una strategia più ampia concepita dal sito d’informazione Huffington Post – proprio recentemente acquisito da AOL per la cifra di 315 milioni di dollari – e annunciata dalla stessa Arianna Huffington. Un programma benefico chiamato 30-Day Service Challenge .

In sostanza, AOL e Huffington Post vorrebbero coinvolgere i propri dipendenti in un’iniziativa sociale che colleghi il mondo aziendale alle comunità locali . Fino a portarli nelle strade per servire cibo nei sobborghi. Una mossa lodevole, che potrebbe però non trovare il favore di quel 20 per cento di forza lavoro di AOL in forte odore di licenziamento.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 15 mar 2011
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