Il contrasto alla pirateria digitale non riguarda solo l’Italia, ma diversi paesi europei. Vari tribunali hanno ordinato a Cloudflare, Google e OpenDNS di impedire agli utenti di accedere ai siti di streaming illegale attraverso i rispettivi servizi. Le tre aziende californiane hanno risposto in maniera differente.
OpenDNS ha lasciato Francia e Belgio
Solitamente l’accesso ai siti pirata viene bloccato dagli ISP (Internet Service Provider) su richiesta dei giudici (in Italia viene usata la piattaforma Piracy Shield per gli eventi sportivi). È sufficiente però utilizzare i resolver DNS di terze parti per aggirare il blocco.
Il tribunale di Milano ha ordinato a Cloudflare e Google di rispettare la legge antipirateria (n. 93 del 14 luglio 2023), evitando di fornire i rispettivi servizi agli utenti. Simili ordini sono stati ricevuti da OpenDNS in altri paesi.
Quest’ultimo servizio, gestito da Cisco, offre i DNS 208.67.222.222 e 208.67.220.220. In seguito agli ordini dei tribunali di Francia e Belgio, Cisco ha lasciato i due paesi invece di bloccare l’accesso ad oltre 100 siti che trasmettevano eventi sportivi in maniera illegale.
Cloudflare, che offre i DNS 1.1.1.1 e 1.0.0.1, ha invece rispettato gli ordini. Il blocco non è stato però effettuato tramite il resolver DNS pubblico, ma sfruttando un meccanismo alternativo. Quando gli utenti visitano i siti pirata vedranno un errore HTTP 451 che indica appunto il blocco per motivi legali.
Google, che offre i DNS 8.8.8.8 e 8.8.4.4, ha ugualmente rispettato gli ordini, ma con poca trasparenza. L’azienda di Mountain View mostra solo un errore generico (sito non raggiungibile) in Francia e Belgio. Il tribunale belga ha ordinato di mostrare una pagina che specifica il motivo del blocco.