Bosone di Higgs, forse su questi schermi

Bosone di Higgs, forse su questi schermi

La sfuggente particella subatomica avrebbe cominciato a fare capolino nelle analisi statistiche dei dati raccolti grazie al Large Hadron Collider europeo. Entro l'anno prossimo sapremo tutta la verità, promettono gli scienziati
La sfuggente particella subatomica avrebbe cominciato a fare capolino nelle analisi statistiche dei dati raccolti grazie al Large Hadron Collider europeo. Entro l'anno prossimo sapremo tutta la verità, promettono gli scienziati

Dal CERN di Ginevra arriva la notizia del primo, possibile avvistamento del bosone di Higgs, la ” maledetta particella ” (anche nota come “particella di Dio”) la cui esistenza, se confermata, darebbe un senso al Modello Standard e permetterebbe alla ricerca nel campo della fisica dei quanti di fare un passo avanti senza precedenti.

In una hall brulicante di giornalisti provenienti da tutto il mondo, i ricercatori Guido Tonelli e Fabiola Gianotti hanno comunicato gli ultimi risultati in merito alla “caccia” al bosone di Higgs, sfuggente particella subatomica (praticamente l’unica ancora da osservare sperimentalmente) che secondo la teoria del Modello Standard ha la fondamentale funzione di fornire una massa a tutte le altre particelle.

Tonelli e Gianotti sono portavoce rispettivamente dei programmi CMS e ATLAS, due dei più importanti esperimenti condotti al CERN impiegando il gigantesco acceleratore di particelle situato al confine tra Francia e Svizzera (LHC). “Non abbiamo ancora raccolto dati sufficienti per una scoperta”, esordisce Tonelli, eppure “c’è una quantità di eventi in eccesso compatibile con l’ipotesi che potrebbe trattarsi di un bosone di Higgs”.

Insomma la maledetta particella forse esiste, ma occorreranno ancora nuovi dati e nuove analisi statistiche per stabilire con certezza di averla vista “all’opera” nei massicci scontri fra protoni (qualcosa come 500 milioni di miliardi) programmati da CMS e ATLAS.

Le ultime risultanze comunicate da Tonelli e Gianotti hanno il fondamentale ruolo di restringere ulteriormente i valori energetici entro i quali si dovrebbe scovare il bosone di Higgs: dai 114-141 Giga electron Volt precedenti si passa ora al range compreso tra 115-130 GeV (ATLAS) e 117-127 GeV (CMS), inoltre ognuno dei due esperimenti ha separatamente riportato che intorno ai 124-126 GeV le collisioni fra protoni generano particelle in eccesso statisticamente compatibili con l’esistenza del bosone di Higgs.

Oltre al valore statisticamente coerente dei 125 GeV, i ricercatori del CERN riferiscono di un secondo, potenziale segnale del bosone di Higgs “captato” sulle energie dei 119 GeV: un segnale che viene però definito debole e meno convincente rispetto al primo.

Alla fine del 2012 dovrebbe finalmente venire a galla la verità sul “maledetto” bosone che fornisce massa alle particelle subatomiche: per allora CMS e ATLAS avranno accumulato una quantità di dati quattro volte superiore a quella attuale, e a quel punto saranno auspicabilmente i numeri a parlare in maniera “inequivocabile”. Al momento l’incertezza sulla scoperta è comunque scesa a livelli molto bassi: se di certezza non si può parlare, quantomeno parrebbe tenere il Modello Standard e parrebbe confermata l’esistenza della particella.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 dic 2011
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