Brevetti, denunce per il carrello della spesa

Brevetti, denunce per il carrello della spesa

Soverain Software denuncia Amazon e sostiene di possedere diversi brevetti che coprono le transazioni dei negozi web, il carrello della spesa e alcune tecnologie che tracciano i comportamenti degli acquirenti sui siti di e-commerce
Soverain Software denuncia Amazon e sostiene di possedere diversi brevetti che coprono le transazioni dei negozi web, il carrello della spesa e alcune tecnologie che tracciano i comportamenti degli acquirenti sui siti di e-commerce


New York (USA) – Il mondo del commercio elettronico è in subbuglio ancora una volta sul fronte dei brevetti. Una società di investimenti, Soverain Software, ha denunciato il colosso dello shopping online Amazon per violazione di alcuni brevetti. Sistemi che sono alla base non solo delle attività di Amazon ma, più in generale, di molti o tutti i siti di e-commerce.

In particolare, Soverain, che ha acquisito i brevetti acquistando una società in liquidazione, rivendica la paternità dei sistemi che consentono di analizzare come gli utenti si muovono tra i contenuti offerti da un sito, quelli che limitano l’accesso a certe porzioni del sito, la gestione degli account e degli abbonamenti e, ciliegina sulla torta, le piattaforme utilizzate per realizzare i “carrelli della spesa”. Quelli che danno la possibilità di accumulare in un unico punto i vari beni o servizi che si intendono acquistare prima di passare alla cassa e quindi al pagamento. Il tutto coprirebbe persino le transazioni su piattaforma SET (Secure Electronic Transactions) e quelle che sfruttano la cifratura SSL (Secure Socket Layer), due ambienti ampiamente utilizzati sulla rete. Altri brevetti, tutti rilasciati dall’Ufficio dei brevetti americano nel 1998, riguardano persino la proposta di “offerte” commerciali, anche quando queste vengono trasmesse via email, CD-Rom o altri media digitali…

La notizia è emersa nei documenti finanziari che periodicamente Amazon, come tutte le società quotate, presenta alla SEC americana, la società di controllo sulla Borsa. Da parte sua il colosso dell’e-commerce ha già dichiarato di non riconoscere come validi i brevetti, non solo perché vi sarebbero prove di un uso di quei sistemi di e-commerce prima che i brevetti stessi venissero rilasciati (“prior art”) ma anche perché non sono legittimi essendo estremamente ampi e coprendo una grande varietà di diverse applicazioni. Nei suoi documenti, Amazon ricorda che intende “negare ogni accusa e difendere vigorosamente le nostre azioni”.

Non è certo la prima volta che la questione brevetti scuote il settore. Proprio Amazon la scorsa estate fu denunciata da una start-up che ritiene di possedere il brevetto sulle tecnologie che consentono di “capire” i gusti dei clienti sul negozio web e di proporre di conseguenza prodotti che possono incontrare il loro interesse. Un brevetto anche in questo caso non riconosciuto da Amazon, che intende contrastarlo in tribunale.

Va detto che proprio Amazon fu sotterrata dalle critiche quando riuscì nel 2000 ad assicurarsi il brevetto sul cosiddetto “one-click shopping”, ovvero sulla possibilità di procedere all’acquisto di un prodotto con un solo click. Critiche che portarono anche all’idea di un boicottaggio di Amazon che, però, non ebbe alcun effetto.

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Pubblicato il 27 feb 2004
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