Brevetto sul JPEG, scoppia la guerra

Brevetto sul JPEG, scoppia la guerra

Una piccola società americana denuncia una trentina di grossi nomi dell'hi-tech allo scopo di raccogliere royalty da una tecnologia che, a suo dire, si trova alla base dello standard grafico JPEG
Una piccola società americana denuncia una trentina di grossi nomi dell'hi-tech allo scopo di raccogliere royalty da una tecnologia che, a suo dire, si trova alla base dello standard grafico JPEG


Austin (USA) – Dando seguito alle minacce enunciate due anni or sono , la piccola società texana Forgent Networks ha lanciato una campagna legale di ampia portata che potrebbe profondamente segnare il destino dello standard JPEG, il formato grafico lossy (a perdita) più utilizzato al mondo.

Forgent, proprietaria di una tecnica di compressione che sostiene essere alla base del formato JPEG, la scorsa settimana ha fatto causa a 31 grosse aziende di hardware e di software: fra queste, i produttori di elettronica di consumo JVC, Panasonic, Ricoh, Thomson e Creative Labs; i produttori di macchine fotografiche digitali Fuji Photo Film, Agfa ed Eastman Kodak; i produttori di PC IBM, Dell, Apple, HP, Toshiba e Gateway; i produttori di software Adobe, Macromedia e JASC; e altri nomi molto noti come PalmOne, Xerox, Toshiba e Kyocera. Tutti sono accusati di violare con i propri prodotti il brevetto di compressione che Forgent acquisì nel 1997 da una società chiamata Compression Labs.

Il brevetto di Forgent, il numero 4.698.672 (chiamato in breve ‘672), risale al 27 ottobre 1986 e descrive un metodo per “rimuovere da un segnale le informazioni ridondanti così da renderlo maggiormente adatto ad essere trasferito attraverso un medium a limitata larghezza di banda” .

Nell’estate del 2002, quando Forgent svelò l’intenzione di far leva sul proprio brevetto per raccogliere royalty, il consorzio Joint Photographic Experts Group (JPEG) , lo stesso che ha dato vita all’omonimo standard grafico, affermò che il brevetto non copriva alcuna delle tecnologie alla base del proprio formato. Da allora, tuttavia, Forgent sostiene di aver già stipulato contratti di licenza con oltre 30 aziende e di aver raccolto royalty per un ammontare di 90 milioni di dollari : di questi, 16 milioni provengono da Sony.

Forgent afferma che le 31 società contro cui ha sporto causa sono fra quelle che, in questi due anni, si sono rifiutate di raggiungere un accordo per l’acquisizione in licenza della sua tecnologia. Anche Microsoft utilizza implementazioni della tecnologia JPEG in diversi suoi prodotti, fra cui Internet Explorer e Paint, tuttavia il suo nome non compare fra le querelate a causa delle trattative ancora in corso con la piccola società texana.

Se in tribunale si dovesse confermare la validità del brevetto di Forgent, e avallare così i suoi reclami, conseguenze di vasta portata non possono essere escluse: basti pensare che il formato JPEG, oltre a costituire uno dei pilastri del Web, viene oggi utilizzato nella quasi totalità delle fotocamere e videocamere digitali e in molti modelli di PDA, telefoni cellulari, stampanti, scanner ed altri dispositivi e software per la creazione, gestione, manipolazione e trasmissione delle immagini digitali.

Un’eventuale vittoria di Forgent avrebbe poi l’effetto di rendere JPEG equiparabile ad un formato proprietario : la prima conseguenza sarebbe la perdita dello stato di standard ISO, assegnabile esclusivamente a tecnologie libere da royalty. Questo costringerebbe la comunità internazionale che sviluppa e promuove le tecnologie per Internet e il Web a cercare un’alternativa al JPEG.

Una tale situazione ricorderebbe da vicino quella venutasi a creare diversi anni fa dopo il reclamo, da parte di Unisys, della tecnologia di compressione alla base del formato grafico GIF (il cui brevetto, in USA, è scaduto lo scorso anno ).

A rendere però la strada di Forgent assai meno facile di quella di Unisys intervengono due fattori: uno temporale, legato al fatto che nel 2006 scade il brevetto ‘672, ed uno legale, relativo all’indagine aperta in USA dalla Federal Trade Commission (FTC) in merito alle pratiche concorrenziali tenute da Compression Labs a cavallo fra gli anni ’80 e ’90. In particolare, la FTC sospetta che questa società abbia evitato di informare la Internet Engineering Task Forces (IETF) – l’organismo che all’epoca fece del JPEG uno standard di Internet – del fatto di avere in mano alcuni algoritmi di compressione alla base del celebre formato grafico. Se l’FTC riuscisse a dimostrare la propria tesi, il brevetto di Forgent diventerebbe carta straccia .

È facile aspettarsi, dunque, come le aziende che devono fronteggiare Forget adotteranno una strategia d’attesa e tenteranno di allungare il più possibile i tempi del processo.

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Pubblicato il
26 apr 2004
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