Nuova settimana, nuova tornata di articoli della stampa nostrana in merito a un possibile stop anticipato del Cashback di Stato. Questa volta la fonte è Claudio Durigon della Lega, da pochi giorni sottosegretario al MEF del Governo Draghi, intervenuto sulle pagine de Il Messaggero con un’intervista in cui ha toccato il tema. Nel tentativo di fare chiarezza, evitando sensazionalismi e speculazioni, meglio ribadire che ad oggi nulla è stato deciso.
Claudio Durigon, sottosegretario MEF, sullo stop al Cashback
Durigon fa riferimento alla propria proposta di terminare la misura a luglio
così da risparmiare 2,5-3 miliardi di euro
destinandoli poi al Decreto Sostegni. Questo è quanto. Parlare di una chiusura imposta anzitempo o di una cancellazione improvvisa già stabilita è al momento fuori luogo.
Avviato con una prima fase sperimentale nel mese di dicembre, il Cashback di Stato poggia su fondi già stanziati da destinare ai rimborsi maturati dai partecipanti fino a metà 2022. Di questi, 450 milioni sono destinati a finanziare il Super Cashback, un extra da 1.500 euro riconosciuto ai 100.000 cittadini che al termine di ogni semestre avranno effettuato il maggior numero di transazioni nei negozi.
Di certo la misura va perfezionata, anche e soprattutto alla luce di quanto emerso da gennaio in poi. Necessita in primis di un intervento per risolvere il problema dei furbetti, coloro che hanno escogitato modi per eseguire un gran numero di pagamenti ravvicinati dagli importi quasi pari a zero, con il solo fine di scalare posizioni e assicurarsi il bonus.
Se un appunto ci è concesso, considerare la spesa pubblica per il Cashback al pari di uno spreco da tagliare significa non averne comprese le finalità che vanno oltre il rimborso di una parte delle spese effettuate dai cittadini. Il programma è nelle intenzioni un investimento a lungo termine dal duplice obiettivo: stimolare l’utilizzo dei pagamenti elettronici e assestare un colpo alla piaga dell’evasione ancora oggi purtroppo legata a doppio filo all’uso del contante per le piccole spese quotidiane.
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E quando mai i leghisti capiscono qualcosa?AnonimoTutte le destre (compreso Renzi), notoriamente protettrici delle partite IVA, dicono di destinare questi soldi per aiutare molta gente che "soffre" in quanto non possono dire che il contante è il veicolo principale dell'evasione e della corruzione. La realtà è che questa faccenda sta dando molto fastidio ai loro protetti, sintomo questo che l'operazione cashless sta centrando il bersaglio.Michele"così da risparmiare 2,5-3 miliardi di euro destinandoli poi al Decreto Sostegni." invece che ridarli a chi già li ha. Oppure chissenefrega, che continuino così e che al prossimo italiano "chiagniThePrisonerMentre tutto il mondo era impegnato nella lotta alla pandemia e in Italia muorivano dalle 200 alle 400 persone al giorno, il Governo 5Stelle-PD partoriva il cashback di stato e la lotteria degli scontrini per combattere, come dice l’articolo, “l’evasione ancora oggi purtroppo legata a doppio filo all’uso del contante per le piccole spese quotidiane”. Quindi il problema dell’evasione fiscale sarebbe il contante delle piccole spese quotidiane e non i grandi evasori che con un click di computer gestiscono operazioni finanziarie digitali e trasferiscono i capitali nei paradisi fiscali. Chi ci governa deve ringraziare solo la massa di pecore che li segue in queste operazioni di basso valore etico morale che nascondono il proposito di realizzare il tecno controllo di massa dei cittadini oltre all’ennesimo favore rivolto alle Banche che saranno i veri detentori della moneta digitale e dei nostri risparmi che potremo utilizzare nei limiti e nei modi concessi della Banca e dal Governo di turno. Poveri italiani.No agli sprechi di StatoMeglio di uno schiavo c'è solo lo schiavo convinto che la sua sia la migliore posizione possibile: se cerchi di liberarlo Egli ti si rivolterà contro. Michele la verità è che tra esercente e compratore mettiamo di mezzo le banche. E le banche che non sono istituti caritatevoli e che sono state coinvolte recentemente in scandali tipo banca marche et compagnia cantante, pongono commissioni persino sulle tasse che paghiamo. Quindi chi paga le tasse paga gli incentivi per favorire le banche a tassare persino lo stato e tutti noi. Davvero lo Stato non è in grado di gestire da solo il denaro elettronico? Perché affidare alle banche la sua gestione? E davvero si sconfigge l'evasione? Io dico di no, visto che in giro vi sono prepagate collegate a pos e quant'altro intestate a non residenti in Italia spesso del tutto irreperibili. E, in nome di nobili principi, come sempre peraltro, si commettono le peggiori atrocità. Ed il problema, oltre al fallimento di Montesquieu, è che il potere economico oggi prevale sugli altri poteri e la politica purtroppo abdica al suo ruolo. Per combattere l'evasione servono più verifiche, non denaro elettronico e discorsi, avulsi dalla realtà, sulla tracciabilità. Oggi è l'esercente che deve certificare il pagamento elettronico e l'acquirente deve conservare le ricevute (pos) per dimostrare l'acquisto.: cosa è cambiato rispetto al denaro contante, escludendo le commissioni bancarie? Buona giornata Michele.VitoD'altronde gli evasori fiscali, quelli che si inventano società vuote, quelli che hanno conti in svizzera, ma anche quelli che hanno la sede amministrativa a Lussemburgo, a Utrecht o a Dublino, i soldi, come tutti sappiamo perchè li abbiamo visti con i nostri occhi, ce li portano co le cariole (de mi nonno, chiaro, ndr), liquidi, liquidissimi, alcuni, pensate un po', co le autobotti pe' quanto so' liquidi. Sottoscrivo quanto hai esposto, ovviamente.ThePrisonerIl discorso è più sottile: abituare la gente all'uso della carta. Quando ne apprezzerà l'uso e si accorgerà che i pagamenti sono semplificati, rapidi e precisi, senza contare il vantaggio di non andare in giro con contante (vedi furti e truffe), allora l'operazione cashless diventerà una mossa strutturale che si estenderà nel tempo. L'obiettivo è di far circolare meno contante possibile, in quanto sarà sempre più difficile riempire le bustarelle Del resto i paesi nordici sono da tempo su questa linea. Il problema delle banche in questo contesto, dovrà essere risolto con una azione diretta dello stato. Buona giornata Vito.Michele[quote id=3169588]D'altronde gli evasori fiscali, quelli che si inventano società vuote, quelli che hanno conti in svizzera, ma anche quelli che hanno la sede amministrativa a Lussemburgo, a Utrecht o a Dublino, i soldi, come tutti sappiamo perchè li abbiamo visti con i nostri occhi, ce li portano co le cariole (de mi nonno, chiaro, ndr), liquidi, liquidissimi, alcuni, pensate un po', co le autobotti pe' quanto so' liquidi. Sottoscrivo quanto hai esposto, ovviamente.[/quote]Non so a Lussemburgo, Utrecht e Dublino ma so per certo, sempre per il fatto di essere bancario, che per anni i più alti volumi di contante, di vari ordini di grandezza superiori al resto dell'Italia, in particolare in banconote da 500 euro, circolavano in alcune province di una grande regione del nord-est, guarda caso confinanti con una piccolissima repubblica "estera"... credo usassero più furgoni blindati che autobotti, ma dubito che quelle banconote le usassero per tappezzare i salotti buoni della piccola repubblica e dubito anche che la loro provenienza fosse nota al fisco italiano. La svizzera è uno dei paesi dove se si vogliono fare operazioni in contanti in banca si pagano commissioni e anche piuttosto salate... che sia un buon modo per tirar su due o tre franchi a spese di qualcuno che comunque continua ad arrivare lì con valigette piene? Diverso è il discorso delle sedi amministrative in paese comunitari. Lì ci sarebbe da fare un discorso tutto politico di armonizzazione delle politiche fiscali europee che impedisse ai vari paesi di avere leggi che li avvantaggino fiscalmente rispetto agli altri partner europei. Purtroppo su questo versante c'è ancora molta strada da fare e ogni paese, Italia compresa, ha scelto la sua strada cercando di essere più furbo degli altri. E come sempre, quando tutti cercano di essere i più furbi, tutti perdono ma chi è un vaso di coccio (e l'Italia per un sacco di ragioni lo è) perde più degli altri.AndreaIl cashback di per se è un conto, è il premio ulteriore da 1500euro che così come è stato regolamentato è pari se non superiore alla Corazzata Potemkin. Poi si aggiunge la lotteria degli scontrini. E' come se due gruppi che non si sono mai visti né sentiti tra loro abbia elaborato e attuato due misure identiche negli effetti. Che bisogno c'era di due misure ridondanti?Dumah BrazorfÈ incredibile che appena qualcuno finalmente introduce una cosa positiva, che favorisce i consumi, aiuta i cittadini e gli esercenti e uccide l’evasione fiscale, vero cancro di questo Paese...arriva il leghista rintronato di turno che cerca di "abolire il CASHBACK ". A pedate, andrebbero presi a pedate!NickIl cahback premia e quindi favorisce i consumi sul territorio nazionale, escludendo i biglietti dell'ecommerce. Il rimborso aumenta il potere di acquisto dei consumatori favorendo ulteriormente i consumi e innescando un circolo virtuoso. Il supercashback serve a evitare che raggiunti i 150 euro massimi si ritorni a utilizzare il contante ma sicuramente è migliorabile, banalmente non conteggiando spese ripetute e ravvicinate (di certo non serve un super algoritmo per farlo) e magari ridistribuendo il super premio su più gradini in modo da evitare che tra due posizioni contigue vi sia una differenza di 1500 euro. Al momento comunque la lotteria degli scontrini spinge a continuare con i pagamenti elettronici anche oltre il massimo del cashback, ed è un peccato che i commercianti non capiscano quanto possa essere utilizzata come incentivo all'acquisto. "Compri una maglietta e vinci fino a 5 milioni di euro" lo possono dire tutti i negozi di abbigliamento, ma nessun gigante dell'ecommerceMichelechi pensa all'abolizione del cashback vuole semplicemente favorire l'evasione fiscale. Stimolare i pagamenti elettronici è un enorme vantaggio per tutti. Qualcuno pone il problema dei costi che le banche applicano ma è un falso problema. Già adesso ci sono sistemi di pagamento che no applicano commissioni al sotto dei 10 euro e sono sicuro che anche le banche ci arriveranno rapidamente e probabilmente ad una soglia più alta. Inoltre la gestione materiale del contante è un costo molto alto per le banche (lo dico da bancario) e meno se ne deve gestire meglio è! Già adesso all'estero, ma in qualche caso anche in Italia, le banche applicano commissioni alle operazioni effettuate in contanti allo sportello per recuperare almeno in parte i costi. E questa prassi si allargherà sicuramente. Per un negoziante avere contante in cassa è indubbiamente un rischio e, visto che le banche si sono protette adeguatamente contro le rapine, per un malvivente sarà sempre più semplice e anche più redditizio rapinare un negozio che una banca, con tutti i pericoli che ne conseguono. E, per lo stesso negoziante, andare quasi quotidianamente a versare il contante in banca aggiunge rischio a rischio, oltre allo stress. D'altra parte è inevitabile farlo visto che la maggior parte delle operazioni di gestione di un negozio, nero a parte, transitano inevitabilmente per la banca. Credo ci sia molta miopia (e/o molta evasione fiscale) nei negozi che sono riluttanti verso i pagamenti elettronici. Non penso sia un caso che, viaggiando nei paesi del nord europa, nella maggior parte dei negozi io abbia trovato alla cassa cartelli che dicevano: "per favore pagate con le carte" e in caso, una caffetteria che spacciava il contento della tazzina per caffè espresso italiano, addirittura "non si accettano pagamenti in contanti"!AndreaGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 15 mar 2021
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