Caso NSA, Kaspersky aveva ragione?

Caso NSA, Kaspersky aveva ragione?

Il presunto colpevole della breccia dei documenti NSA ha confessato, fornendo così alla corporation russa l'ennesima carta da giocare nella sua battaglia politico-diplomatica contro Washington e l'embargo dei suoi prodotti
Il presunto colpevole della breccia dei documenti NSA ha confessato, fornendo così alla corporation russa l'ennesima carta da giocare nella sua battaglia politico-diplomatica contro Washington e l'embargo dei suoi prodotti

Negli Stati Uniti si torna a parlare di Kaspersky e della sua presunta collaborazione con i servizi segreti russi , uno sviluppo che in realtà rappresenta la prima, vera conferma di quanto ha sempre sostenuto l’azienda : i file segreti della NSA sono stati intercettati dall’antivirus ma solo perché erano sul PC di un dipendente piuttosto incapace in fatto di OPSEC .

Il dipendente in oggetto sarebbe quindi Nghia Hoang Pho, sessantasettenne del Maryland che ha lavorato per anni presso la divisione Tailored Access Operations (TAO) di NSA, e che ora si è dichiarato colpevole davanti ai giudici federali di possesso “consapevole” di materiale e informazioni di proprietà della Difesa.

Hoang Pho ha collaborato con la sezione di hacker dell’intelligence sin dal lontano 2006, e nel 2010 ha cominciato a “portarsi il lavoro a casa” copiando i file di NSA sul proprio PC . L’emorragia di informazioni sarebbe durata dal 2010 al marzo del 2015, e ora l’uomo rischia una pena massima di otto anni di galera .

Le fonti dicono che Pho è il principale responsabile della saga di “Kaspersy contro Washington” , visto che dal suo sistema gli analisti moscoviti avrebbero sottratto informazioni e binari riconducibili alle cyber-armi dell’intelligence russa.

Kaspersky ha sempre professato la propria innocenza dicendo di essersi trovata tra le mani i file grazie alle analisi automatizzate del proprio antivirus, mentre la violazione dei segreti di NSA da parte del Cremlino sarebbe riconducibile a un’infezione da malware presente sul sistema di Hoang Pho.

Di certo la vicenda rappresenta l’ennesima conferma del fatto che, in quanto a OPSEC, nemmeno alla NSA difetta l’incapacità: Nghia Hoang Pho è solo l’ultimo di una serie di leak clamorosi di materiale informatico riservato o segreto, solo nell’ultimo periodo si contano i 50 Terabyte sottratti da Harold Thomas Martin III e la soffiata di Reality Winner sulle indagini di NSA nel Russiagate.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 dic 2017
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