Cittadini di debole Costituzione

Cittadini di debole Costituzione

di Marco Calamari - Continua ad accadere che qualunque personaggio pubblico si senta in diritto, e quasi in dovere, di affrontare problemi inesistenti e, incapace di accendere una console, tuoni contro il problema dei videogame violenti
di Marco Calamari - Continua ad accadere che qualunque personaggio pubblico si senta in diritto, e quasi in dovere, di affrontare problemi inesistenti e, incapace di accendere una console, tuoni contro il problema dei videogame violenti

È da anni che i nostri rappresentanti istituzionali non mancavano di sorprenderci periodicamente con prese di posizione ed iniziative che rivelavano una ignoranza totale delle questioni pratiche della Rete, nonché di quelle teoriche e filosofiche della società dell’informazione. Alcuni di essi ammettevano candidamente la loro totale impotenza di fronte ad un computer, e con questo ci intenerivano e suscitavano talora istinti materni (o paterni) che portavano a dimenticare il loro ruolo di nostre guide e padroni, e ad assolverli invece come si farebbe con un fanciullo.

Le cose sono parecchio cambiate nell’ultimo paio di anni. Dapprima alcuni rappresentanti parlamentari più illuminati hanno cominciato ad interessarsi dei temi legati alla società dell’informazione, interagendo talora su un piano di parità con esperti e luminari del settore, cosa che suggeriva una maggiore cultura sull’argomento. Il continuo ripetersi di fatti e fatterelli di attualità porta pero’ a trarre una diversa conclusione; infatti gli excursus della politica in Rete sembrano sempre dettati solo da contingenti convenienze pubblicitarie, o dallo schierarsi con precise cordate economiche e politiche.

Sembra infatti che i nostri politici, ed una recentissima quanto autorevole dichiarazione ce lo conferma, continuino ad essere completamente intimiditi dall’uso pratico dei computer.

Come possano prendere precise posizioni su questioni tecnologiche e legali così complesse resta un mistero, anche se l’esito disastroso di alcune iniziative porterebbe a trarre una precisa conclusione, e cioè che le due cose siano una conseguenza dell’altra.

Per chi non ci avesse fatto attenzione, viviamo in un paese di bella ma debole Costituzione, dove i diritti costituzionali individuali ed inalienabili sono sempre e comunque cancellati ogni volta che una contingenza legata all’attualità od una necessità pubblica lo suggeriscano. Gli ultimi 30 anni ci hanno condotto da una legge Reale ad una nuova anagrafe fiscale con assoluta omogeneità da questo punto di vista. È vero che la nostra Costituzione resta bellissima anche se attuata solo in parte; preoccupante è appunto il fatto che tra le parti meno attuate ci siano proprio quelle che sanciscono i diritti civili.

Così continua ad accadere che qualunque personaggio pubblico si senta in diritto, e quasi in dovere, di affrontare problemi inesistenti, e che giovani signore incapaci di accendere una console tuonino contro il problema dei videogame violenti e riuniscano commissioni parlamentari e tavoli di concertazione per risolvere il grave problema appena inventato. Come? Ipotizzando ovviamente di restringere il diritto degli italiani maggiorenni a comprare videogiochi, peraltro ancora non usciti sul mercato.

Il bello è che questi videogiochi riproducono situazioni che già purtroppo abbiamo visto nella realtà, da Cogne al satanismo minorile delittuoso, e che giornali e televisioni accessibili anche ai lattanti hanno documentato insistentemente e morbosamente per scritto, in audio, in video.

Ovviamente questa iniziativa cadrà (ci mancherebbe altro) nel vuoto in cui sono cadute innumerevoli altre simili, ma nel frattempo contribuirà a mantenere il mito di una Rete abitata come sempre da terroristi, pedofili, ed ora anche fanciulle minorenni assassine e sataniste. Nel frattempo i tanti cittadini italiani abituali frequentatori della Rete dovranno continuare a subire divieti e censure immotivati, ed essere a disagio o peggio quando come tali interagiscono con la società e lo Stato.

Signor Presidente, invece di dichiararsi a disagio con i computer e preoccupato per i videogame violenti, si prenda qualche ora (ne bastano poche) per prendere confidenza con il computer che ha in ufficio, specialmente navigando in Rete. Vada su Wikipedia, esplori il Progetto Gutemberg, provi ad usare Google, legga qualche maillist sui diritti civili e su quelli che lottano per difendere i diritti di tutti, cerchi i siti di chi vuole far circolare il sapere e magari provare a cambiare un pezzettino di mondo.

Ne troverà più li che in mille incontri, convegni e riunioni. Potrà anche scambiare opinioni ed informazioni con persone che mai avrebbe raggiunto, tutti suoi elettori. E Lei che puo’ faccia anche una comunicazione ai suoi colleghi deputati per esortarli a fare, anche per una sola volta, altrettanto, facendosi magari assistere dai loro figli.

Potrà cosi evitare le inutili preoccupazioni sul diffondersi dei videogiochi violenti, e magari aprire invece una commissione di inchiesta parlamentare sui deleteri effetti sociali di “C’è posta per te”. Potrà anche evitare la pubblicità elettorale negativa che esternazioni di questo tipo provocano nei cittadini italiani della Rete.

Potrà anche iniziare a preoccuparsi di questioni riguardanti la censura della Rete in Italia, più importante e talora più grave di quella cinese che ha riempito la bocca a tanti suoi colleghi. E potrà anche aiutarci a rendere la nostra costituzione un po’ meno gracile ed un po’ piu sana ed attuata.

Marco Calamari

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Pubblicato il 17 nov 2006
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