Firenze – In relazione alle polemiche suscitate dall’introduzione sul mercato, da parte delle majors discografiche, di CD protetti dalla copia, l’associazione di utenti e consumatori Aduc ha ieri annunciato di aver inoltrato al Ministero delle Attività Produttive alcune richieste affinché si intervenga “al ripristino del mercato e del diritto”.
In un comunicato, l’Aduc condensa alcune considerazioni tratte da quegli eventi del settore discografico che Punto Informatico segue ormai da mesi e che di recente hanno visto la presa di posizione di alcuni parlamentari del Congresso Americano e – se ne è dato annuncio proprio ieri – persino di Philips, l’inventrice del CD.
L’Aduc pone l’accento soprattutto sul fatto che i CD protetti non funzionano sui lettori di CD-ROM e, talvolta, risultano addirittura incompatibili con alcuni lettori tradizionali. “E se l’acquirente non è informato di aver acquistato un Cd di questo tipo – sostiene l’Aduc – corre il pericolo di non poterlo ascoltare. Gli avvisi del trattamento anti-copia sono riportati sui cd in vendita ma sono così minuscoli che, se il consumatore non è precedentemente informato che quell’oggetto potrebbe non funzionare su tutti i tipi di lettore, si ritrova con un acquisto inutile”.
“Si potrebbe dire che ognuno vende ciò che crede a chi vuole comprarlo – ha dichiarato il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito – ma questo principio base della libertà di produzione e di commercio, non è tanto lineare nel nostro caso. Per due motivi:
1) le case discografiche, in virtù della possibilità di copia dei prodotti
che immettono sul mercato, percepiscono una percentuale sulle vendite di cassette, Cd e minidisk vergini. Per cui, che senso avrebbe questa elargizione nel momento in cui i prodotti in commercio non sono più copiabili?
2) c’è qualche legge che vieta di fare copia del prodotto che si è acquistato, ovviamente per un uso personale? Non ci sembra. Quindi ci troveremmo in presenza di un acquisto di un prodotto di cui non si può disporre a proprio piacimento e necessità”.
Donvito conclude le proprie considerazioni affermando che “siamo di fronte non tanto ad una legittima protezione del diritto d’autore, ma ad una furbizia economica e ad una violazione del diritto al consumo”.
L’Aduc si unisce dunque al coro di proteste che dapprima in Europa – soprattutto in Gran Bretagna – e poi in USA – dove Universal ha di recente introdotto il suo primo CD protetto, “Fast & Furious – More Music” – si sono levate contro le attuali tecnologie anti-copia. Oltre all’incompatibilità con i lettori CD-ROM e alcuni lettori audio, le accuse più frequentemente avanzate contro questi CD sono il fatto di impedire la possibilità di effettuare copie di sicurezza o di poter trasportare la propria musica sui player portatili di MP3. Alcuni esperti sostengono poi che le tecniche utilizzate per impedire la copia delle tracce audio renderebbero i CD più vulnerabili agli errori di riproduzione provocati da graffi o sporcizia sulla superficie del disco.
E’ possibile seguire tutte le passate vicende e le più recenti novità riguardanti i CD protetti presso il canale Pirateria e Copyright di Punto Informatico.