Il CEO di Perplexity: Non usate Comet per barare agli esami

Il CEO di Perplexity: "Non usate Comet per barare agli esami"

Il CEO di Perplexity ha criticato uno studente che ha usato il navigatore Comet per completare un esame Coursera in pochi secondi invece di 45 minuti.
Il CEO di Perplexity:
Il CEO di Perplexity ha criticato uno studente che ha usato il navigatore Comet per completare un esame Coursera in pochi secondi invece di 45 minuti.

Aravind Srinivas, CEO trentunenne di Perplexity AI, ha appena dato una lavata di capo a uno studente che pensava di fare il figo su X. La sua colpa? Aver usato Comet, il navigatore AI di Perplexity, per completare in pochi secondi un esame di 45 minuti su Coursera. Il video mostrava il navigatore autonomo analizzare il compito, compilare formulari e validare il tutto senza alcun intervento umano.

La risposta di Srinivas è stata immediata e senza giri di parole: Absolutely don’t do this – non fatelo assolutamente. È raro vedere il CEO di un’azienda tech rimproverare pubblicamente qualcuno che usa il suo prodotto, soprattutto quando quel prodotto funziona esattamente come promesso. Ma c’è una bella differenza tra usare l’AI come supporto e lasciare che l’AI faccia tutto il lavoro al proprio posto.

CEO Perplexity critica l’uso di Comet per barare: “L’AI non deve sostituire l’apprendimento”

Comet non è un semplice chatbot che risponde a domande. È un navigatore AI capace di interpretare istruzioni, navigare siti web, compilare moduli e persino effettuare acquisti in totale autonomia. Non genera solo testo, agisce. E questa capacità di agire autonomamente apre scenari affascinanti e terrificanti allo stesso tempo.

Si può dire a Comet prenota un volo per Parigi il prossimo weekend e lui si occupa di tutto, ma anche completa questo esame online e lui lo fa senza battere ciglio. La tecnologia non giudica, esegue. E questo è esattamente il problema.

La differenza tra aiuto e sostituzione

Srinivas ha chiarito la sua posizione. L’AI può aiutare a comprendere concetti, riassumere materiale di studio, strutturare risposte. Ma usare un navigatore autonomo per completare compiti scolastici significa delegare l’apprendimento stesso, e non va bene.

Il problema è che per molti studenti questa distinzione non esiste. Se lo strumento può fare il lavoro più velocemente e meglio di loro, perché non usarlo? La risposta di Srinivas è chiara: perché si sabota l’apprendimento. Si ottengono bei voti senza acquisire competenze, certificati senza conoscenze veramente.

I rischi per la sicurezza (che nessuno menziona mai)

Mentre tutti parlano dell’aspetto etico, c’è anche un altro problema. Comet, come altri navigatori AI, ha vulnerabilità di sicurezza preoccupanti. Audits condotti da Brave e Guardio hanno rivelato falle che permettono esfiltrazioni di dati e acquisti fraudolenti.

C’è qualcosa di ironico nel vedere aziende tech che sviluppano strumenti sempre più potenti e poi si sorprendono quando quegli strumenti vengono usati per aggirare completamente lo studio. Google, Microsoft, OpenAI, Anthropic e ora Perplexity, tutte offrono chatbot e strumenti AI dichiarando di voler “rivoluzionare l’apprendimento“. Ma la realtà è che molti studenti li usano semplicemente per generare compiti, copiare saggi e automatizzare esami. Quindi, chi ha la responsabilità di impedirlo?

Non c’è una risposta facile. Le università stanno ancora cercando di capire come distinguere un saggio scritto da uno studente da uno generato da un’AI. Gli insegnanti discutono se permettere o vietare l’uso di questi strumenti. E gli studenti continuano a usarli comunque, perché funzionano e perché nessuno ha ancora trovato un modo efficace per contrastarlo.

Srinivas ha fatto la cosa giusta richiamando pubblicamente chi usa Comet per barare. Ma una ramanzina su X non cambierà il comportamento di migliaia di studenti che vedono nell’AI una scorciatoia irresistibile per avere voti migliori con meno sforzo.

Fonte: Fortune
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Pubblicato il
13 ott 2025
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