Chatbot e pubblicità: inevitabile, ma a quale prezzo?

Chatbot e pubblicità: inevitabile, ma a quale prezzo?

Perché l'arrivo delle pubblicità nelle conversazioni con i chatbot AI (inevitabile) è più pericolosa di quanto si potrebbe pensare.
Chatbot e pubblicità: inevitabile, ma a quale prezzo?
Perché l'arrivo delle pubblicità nelle conversazioni con i chatbot AI (inevitabile) è più pericolosa di quanto si potrebbe pensare.

La corsa all’AI a cui abbiamo assistito negli ultimi anni (ne sono trascorsi tre dal lancio di ChatGPT) è stata alimentata da forti investimenti, necessari per rispondere ai colpi della concorrenza e migliorare continuamente i servizi proposti. Questo, insieme alle spese legate all’allestimento e al mantenimento dell’infrastruttura cloud su cui poggiano i chatbot, si traduce in uscite da capogiro che i protagonisti del settore devono per forza di cosa compensare. L’introduzione delle pubblicità nelle conversazioni rappresenta un’ipotesi sempre più probabile.

Le pubblicità nei chatbot, il colpo di grazia

Sappiamo che OpenAI ci pensa da tempo. Proprio nei giorni scorsi è stato avvistato qualcosa di molto simile a una forma di advertising nella versione Plus di ChatGPT. In casa Gemini, l’azienda promette di mantenere le conversazioni pulite, senza inserzioni o consigli a pagamento. Per quanto andrà avanti così?

L’arrivo delle pubblicità nelle chat porterebbe con sé un fattore di rischio ulteriore rispetto a quanto da sempre comporta la loro inclusione nei risultati dei motori di ricerca. Se in questi ultimi si tratta sostanzialmente di un’aggiunta all’elenco delle fonti mostrate dopo aver inviato la query (i termini della ricerca), che non priva l’utente della libertà di ignorarle procedendo verso qualsiasi altra destinazione online, in ChatGPT, Gemini, Copilot e soci potrebbero andare in qualche modo a nascondersi nell’informazione finale consultata.

Troppo complesso? Proviamo con un esempio. Immaginiamo di cercare su Google delle idee per addobbare l’albero di Natale. Al di là di AI Overview e AI Mode, che già per loro conto rappresentano una sorta di ibridazione tra un motore di ricerca e un chatbot, l’elenco dei risultati può mostrare le inserzioni pubblicitaria, ma senza eliminare la possibilità di visitare un qualsiasi sito tra quelli indicizzati.

E se la stessa domanda è posta a un chatbot? È molto più probabile che la pubblicità abbia un impatto maggiore sull’informazione veicolata. Quella comodità insita in ChatGPT e altri servizi AI, che permette di saltare un passaggio e di arrivare subito al punto, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio per l’utente.

Consigli o spot? La differenza è tutta lì

Certo, molto dipenderà dalle modalità di integrazione delle inserzioni. Se andranno a influenzare direttamente la composizione delle risposte oppure se le accompagneranno, senza alterare la neutralità della conversazione. Ad esempio, se il brand che vende luci per gli alberi di Natale è citato nella chat o se compare come banner al di fuori del messaggio. Staremo a vedere.

Se al momento c’è una certezza, è l’esigenza di monetizzare servizi estremamente popolari, ma che oggi per chi li gestisce rappresentano una voce di spesa. E l’arrivo della pubblicità sembra la via più diretta per farlo.

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Pubblicato il
9 dic 2025
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