Web – “Esamina il Nuovo Napster! Sii il primo a vedere il nuovo servizio in abbonamento. Se sei interessato ad essere scelto come beta tester, forniscici il tuo indirizzo di posta elettronica. Altre informazioni arriveranno a breve”. Così in queste ore “canta” la home page di Napster.
Il sistemone di file-sharing debutterà nelle prossime settimane, come noto, in una nuova veste lungamente annunciata, che consentirà l’accesso al sistema di scambio-file soltanto a coloro che avranno pagato un abbonamento, la cui entità va ancora definita con certezza. Quel che si sa finora è quanto ha detto il CEO di Napster, Hank Berry, accennando a diverse tipologie di sottoscrizione, il cui costo andrà dai 2 ai 6 dollari al mese circa.
Ma se il sistema in abbonamento potrà consentire a Napster, forse, di trovare una via all’accordo con le multinazionali della musica, grazie al versamento di royalty sulla musica distribuita, in realtà rappresenta un vero e proprio “salto nel buio”. Non è affatto detto, come hanno sottolineato in molti e come lo stesso Berry ha ammesso di recente, che su Napster rimarranno in tanti. E tutti sappiamo che il sistema di scambio-file risulta tanto più “ricco” quanto più numerosi sono gli utenti che frequentano il suo servizio.
E non è un mistero che, in questi mesi, siano molti i sistemi alternativi che hanno messo in piedi ricche e affollate comunità di utenti che scambiano file in modo del tutto gratuito Non solo, sono diversi i “player” di questo mercato che intendono realizzare servizi a pagamento, in abbonamento, con diverse modalità di sottoscrizione.
Napster è oltretutto assillato da vistosi problemi riguardanti i filtri utilizzati per tentare di impedire che i suoi utenti scambino i file musicali indicati come “intoccabili” dai discografici. I filtri sono infatti o troppo poco efficienti, e consentono di scambiare comunque anche i file “bannati”, o lo sono troppo, e vanno ben oltre il dovuto. Anche per questo, sulla home page di Napster, campeggia un testo che avverte: “I filtri vengono cambiati di continuo per escludere la musica che, chi possiede il diritto d’autore vuole che venga esclusa, ma questo spesso si traduce nell’escludere anche altra musica”.