Chiuso d'autorità il primo internet jukebox

Chiuso d'autorità il primo internet jukebox

Dal 1997 le sue pagine hanno consentito a migliaia di utenti di comprare brani di ogni genere. Dopo anni di battaglia legale, major e discografici hanno avuto la meglio e applaudono: no ai pirati. Invece i russi resistono
Dal 1997 le sue pagine hanno consentito a migliaia di utenti di comprare brani di ogni genere. Dopo anni di battaglia legale, major e discografici hanno avuto la meglio e applaudono: no ai pirati. Invece i russi resistono


Roma – Internet Archive ne ha registrato la home page per la prima volta nel dicembre del 1998, ma il sito spagnolo era già operativo da mesi: si tratta del madrileno Weblisten.com , uno dei primissimi jukebox della rete, la cui avventura si è conclusa in questi giorni.

“Attenzione: questo sito è stato chiuso in seguito ad un procedimento legale della terza sezione del tribunale penale di Madrid”. Questo è quanto si legge ora, in più lingue, sulla home page del sito che proponeva download e streaming ai propri abbonati.

Con cifre dai 30 ai 40 euro era infatti possibile abbonarsi ad un servizio musicale che comprendeva non solo musiche spagnole ma anche pezzi di molti dei maggiori nomi della musica internazionale : dalle produzioni di Bowie ai Destiny’s Child, fino alle top hit spagnole, Weblisten.com pare avesse in tanti anni di attività raccolto una enorme audience.

Ed è questa popolarità, associata ad una perduta contesa sui diritti d’autore, ad aver provocato la decisione finale dei magistrati : dopo anni di battaglia legale, infatti, le major e le etichette che avevano denunciato il sito sono riuscite a vincere ottenendone la chiusura.

Il 31 maggio, per mitigare la pena, i gestori del sito hanno ammesso dinanzi ai giudici di aver condotto un’operazione illegale. Fino a quel momento avevano dichiarato l’esatto contrario, affidandosi ai contratti sottoscritti con gli editori musicali. Contratti che però non riguardavano i produttori , che si sono ritenuti danneggiati.

Inutile dire che la decisione di chiudere il sito è stata accolta con entusiasmo dai discografici, perlopiù rappresentati in tribunale dall’equivalente spagnolo dell’italiana SIAE, la AGEDI .

“Finalmente è fatta giustizia – ha dichiarato il presidente di AGEDI Antonio Guisasola – e queste attività sono state chiuse. L’azienda ha guadagnato molti soldi illegalmente abusando delle registrazioni degli artisti e non ha dato indietro nulla né agli autori né ai produttori di quella musica”.

“Questa sentenza – dichiarano invece quelli della federazione internazionale dei fonografici IFPI – rende chiaro che non si possono offrire contenuti online senza i permessi di tutti coloro che hanno creato quella musica”. Secondo IFPI tutti coloro che stanno costruendo jukebox in accordo con autori e produttori non potranno che gioire della chiusura di questo sito.

I giudici, dunque, hanno stabilito che Weblisten distrugga i propri database ove conserva le copie musicali, paghi una multa che deve ancora essere determinata e si astenga dall’avviare un’attività di questo tipo in futuro.

Va detto che le major avevano già ottenuto proprio in Spagna la chiusura di un altro sito discusso , Puretunes.com , in tempi però assai più rapidi. Nulla, a quanto pare, possono invece fare contro gli ormai celebri siti russi che, come noto, da lungo tempo diffondono a prezzi stracciati musiche di tutto il Mondo.

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Pubblicato il 6 giu 2005
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