Cloudflare ha pubblicato il report sulla trasparenza relativo al primo semestre 2025 che elenca le azioni effettuate in seguito alla violazione dei termini dei servizi. La maggioranza di esse riguarda violazioni del copyright, quindi anche i contenuti pirata. Nel post sul blog ufficiale viene citata l’Italia.
33 domini bloccati su richiesta italiana
È noto che i servizi di Cloudflare vengono sfruttati per trasmettere eventi sportivi in streaming attraverso le famigerate IPTV. L’azienda californiana è stata accusata da AGCOM di non collaborare per il contrasto alla pirateria. Cloudflare considera Piracy Shield una minaccia al libero commercio.
Nel report sulla trasparenza è scritto che è stato bloccato l’accesso (tramite restrizione geografica) a 33 domini, in seguito a tre richieste inviate dall’Italia per violazione del copyright. In questo caso si tratta di siti che usavano la CDN di Cloudflare. L’azienda sottolinea che tali blocchi non sono efficaci e che non ha mai bloccato l’accesso tramite DNS, come prevede il Piracy Shield in Italia.
Il numero maggiore di blocchi riguarda la violazione dei termini d’uso dei servizi di hosting forniti da Cloudflare. L’azienda californiana ha ricevuto 124.872 richieste dai titolari del copyright nella prima metà del 2025. Sono stati rimossi o disattivato l’accesso a 54.357 contenuti pirata.
Si tratta di un incremento notevole rispetto al secondo semestre 2024 (11.508 richieste e 1.394 azioni). Ciò è dovuto in parte al nuovo sistema automatizzato. I titolari dei diritti d’autore possono segnalare violazioni tramite API dedicate e la rimozione o il blocco avviene più rapidamente (se la richiesta è valida).
Per quanto riguarda il Regno Unito, Cloudflare blocca l’accesso ai siti solo se riceve un ordine dal tribunale. La Premiere League ha recentemente presentato una denuncia in California per la violazione del DMCA (Digital Millenium Copyright Act), chiedendo i dati dei gestori dei siti pirata.