Console, in galera per favoreggiamento al modding

Console, in galera per favoreggiamento al modding

L'associazione dei publisher videoludici britannici usa il pugno duro contro l'importazione illegale di cartucce per Nintendo DS. L'uomo finirà in carcere perché le cartucce sarebbero potute servire a copiare i giochi originali
L'associazione dei publisher videoludici britannici usa il pugno duro contro l'importazione illegale di cartucce per Nintendo DS. L'uomo finirà in carcere perché le cartucce sarebbero potute servire a copiare i giochi originali

Può un semplice pezzo di hardware – ancorché importato illegalmente – costituire favoreggiamento in merito a un potenziale reato di pirateria videoludica? Per Nintendo e la Entertainment and Leisure Software Publishers Association (ELSPA) si tratta di un reato che vale la galera e le congratulazioni per l’ottimo lavoro svolto dagli agenti nella difesa del copyright in terra britannica.

Il protagonista della vicenda è il cittadino inglese Yun Can Meng, mentre l’hardware sopraindicato è ancora una volta la famigerata cartuccia nota come R4 Revolution , una flashcard con mini-sistema operativo integrato che permette l’esecuzione di software non autorizzato su tutte le versioni della console portatile DS.

Nintendo è notoriamente ipersensibile quando la pirateria entra in contatto con i suoi ultimi ritrovati videoludici, prova ne sia la querelle legale tra la produttrice nipponica e la società PCBox/ RECOVERYBIOS (importatrice delle R4 in Italia) che si trascina fra appelli e controdenunce per presunto abuso di posizione dominante nei confronti di Nintendo.

Yun Can Meng ha importato illegalmente nel Regno Unito più di 26.500 cartucce R4, ed è stato scoperto da una investigazione congiunta fra la “Crime Unit” di ELSPA e la polizia britannica. L’uomo si è dichiarato colpevole del reato ed è stato condannato a 12 mesi di reclusione nelle regie galere. Ma anche considerando come si esprime il management di ELPSA la questione va ben oltre la semplice importazione illegale.

Michael Ralinson, direttore generale dell’organizzazione, dice infatti che “la nostra unità criminale è soddisfatta di come si è concluso il processo ed è compiaciuta di vedere che il giudizio di infrazione del copyright della Corte di Appello viene fatto osservare con rigore”. “Il furto della proprietà intellettuale è una questione importante per l’industria di videogame del paese – continua Ralinson – così come lo è proteggerla”. D’ora in poi, maligna qualcuno, bisognerà stare attenti ad andare in giro con un DVD vergine in tasca.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
20 gen 2010
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