Caso mod chip, la parola alla difesa

Caso mod chip, la parola alla difesa

Il martello della giustizia italiana ha davvero sotterrato mod chip, schede R4 e compagnia bella? Secondo PCBox, la società in causa con Nintendo, le cose non stanno esattamente così: la battaglia in tribunale sarebbe ancora lunga
Il martello della giustizia italiana ha davvero sotterrato mod chip, schede R4 e compagnia bella? Secondo PCBox, la società in causa con Nintendo, le cose non stanno esattamente così: la battaglia in tribunale sarebbe ancora lunga

Quanto di recente deliberato dal Tribunale di Milano in merito a PCBox, società fiorentina che installa, distribuisce e vende modifiche per console da gioco, non sarebbe una sentenza d’appello ma una semplice ordinanza cautelare. A smentire il comunicato diffuso la scorsa settimana da Nintendo Italia, dove si dichiarava che “il Tribunale di Milano conferma anche in appello l’illiceità dei dispositivi R4 o similari”, è la stessa PCBox, che in una nota inviata venerdì alla redazione di Punto Informatico si dice “stupita” delle affermazioni di Nintendo, definendole “del tutto inesatte”.

“PCBox ritiene doveroso chiarire che non vi è stata alcuna sentenza, visto che la causa di merito non è neppure iniziata, e la prima udienza è prevista per giugno 2009”, si legge in una email firmata da Francesco Campa, amministratore di PCBox Srl. La lettera prosegue spiegando che il Tribunale avrebbe respinto ancora una volta la domanda di pubblicazione del provvedimento cautelare avanzata da Nintendo, e questo perché “sarà il giudizio di merito a chiarire chi ha torto o ragione”.

Campa afferma che il provvedimento a cui si riferisce Nintendo è un’ordinanza emessa dal Tribunale in fase di reclamo che conferma una inibitoria disposta dal primo giudice in sede di cognizione cautelare e sommaria. Secondo l’amministratore di PCBox, il giudice avrebbe per altro osservato che “ogni più approfondita indagine quanto alla destinazione dei dispositivi PCBox e al mercato dei giochi liberi, appare preclusa, per la complessità degli accertamenti sottesi, in questa sede cautelare”. In definitiva, la società toscana sostiene che il vero merito della questione – ovvero se le modifiche alle console da gioco siano legali oppure no – sarà dibattuto nella causa che inizierà il prossimo giugno.

“Giudicherà chi legge, alla luce di quanto sopra segnalato, se il comunicato stampa Nintendo abbia o meno ricostruito fedelmente l’iter procedimentale”, scrive Campa. “Ciò che è certo è che la motivazione dell’ordinanza – e non sentenza – emessa in sede cautelare e sommaria dal Tribunale di Milano tutto autorizza eccetto che a scrivere, come pure è stato fatto, che sarebbe stata posta la parola fine su questa vicenda”.

Il perno centrale su cui ruota tutta la difesa di PCBox è dimostrare che le modifiche alle console, come mod chip e flash cartridge (R4 e simili), sono uno strumento pensato per ampliare le legittime libertà dell’utente: ad esempio, poter far girare sulle proprie console backup di giochi acquistati regolarmente o software privo di una licenza di Nintendo, come il cosiddetto homebrew . L’ambizioso obiettivo della società è quello di dimostrare l’illiceità delle protezioni anticopia (definite “blindature”) implementate da Nintento nelle proprie console.

Ma per PCBox potrebbe essere tutt’altro che facile far passare una tale argomentazione. Come riportato dalla stessa azienda italiana, infatti, il Tribunale di Milano ha detto di non poter entrare nel merito della questione: è dunque della parte in causa l’onere di “attivare gli organi competenti a livello nazionale e comunitario” affinché valutino la regolarità o meno di certi “lucchetti”. PCBox, come riportato anche nella precedente notizia, si è già attivata per inoltrare un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e alla Commissione Europea, ma l’iter burocratico richiesto da tali procedimenti è spesso lungo e tortuoso, e l’esito tutt’altro che pronosticabile.

“A prescindere da ciò, PCBox, certa di aver sempre operato nel meticoloso rispetto della normativa vigente, si batterà fino alla fine per vedere affermato il diritto di ogni consumatore a non subire imposizioni da parte di coloro che, blindando la tecnologia per asserite esigenze di tutela dei diritti di proprietà intellettuale, sembra voler percorrere, in realtà, una strada ben diversa”, conclude la missiva di Campa. “Nei prossimi giorni PCBox chiederà formalmente a Nintendo il rilascio di specifiche tecniche e/o di software per consentire alle varie piattaforme di leggere e far girare programmi autoprodotti (come gli homebrew), sviluppati da terzi indipendenti. Dalla risposta, è certo, i consumatori potranno comprendere molte cose e ci auguriamo che i media vorranno seguire con maggiore attenzione questa vicenda”.

Insomma, la questione sembra tutt’altro che conclusa, e meritevole di essere seguita con attenzione in tutte le sue prossime evoluzioni.

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Pubblicato il 9 mar 2009
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