Il dibattito sull’intelligenza artificiale è infarcito di affermazioni su ciò che può o non può fare. Alcune sono innocue esagerazioni. Altre invece, sono così persistenti da impedire alle persone di usare strumenti che potrebbero semplificare loro la vita. Ecco le principali false credenze sull’AI e cosa sapere al loro posto per non perdere tempo e opportunità.
7 false credenze sull’intelligenza artificiale
1. ChatGPT è la migliore intelligenza artificiale disponibile
Poiché ChatGPT è spesso il primo chatbot che le persone provano, tendono a credere che sia il migliore. Molti usano persino “AI” e “ChatGPT” come sinonimi, nello stesso modo in cui si dice “Scottex” per indicare qualsiasi rotolo di carta da cucina…
La realtà però è un tantino diversa. Gemini 3.0 è attualmente in cima alla classifica di LMArena, uno dei benchmark più affidabili, perché misura come le intelligenze artificiali si comportano con domande reali degli utenti e non solo con test di laboratorio. Grok 4.1 si posiziona subito dopo.
Un altro errore comune è presumere che ChatGPT sia sempre accurato. Uno studio recente ha mostrato che il chatbot sbaglia circa una volta su quattro. Poiché risponde con spiegazioni pulite e una logica strutturata, è facile dare per scontato che il risultato sia corretto, specialmente quando si ha fretta.
L’intelligenza artificiale è bravissima nell’esposizione. Presenta informazioni in modo convincente con tono sicuro. Ma ha ancora bisogno della supervisione umana.
Per verificare le risposte, basta utilizzare alcuni prompt, tipo Cita le fonti per ogni affermazione
, oppure Mostra il ragionamento logico passo-passo dietro questa conclusione
. Non bisogna prendere le risposte dell’AI come verità assoluta solo perché suonano autorevoli. Sempre meglio controllare.
2. L’intelligenza artificiale sostituirà ogni lavoro
L’intelligenza artificiale cambierà sicuramente il lavoro. Lo ha già fatto. Ma sostituire completamente gli esseri umani? Neanche lontanamente.
Anche l’intelligenza artificiale più avanzata manca di esperienza vissuta, sfumature emotive che guidano le interazioni umane, l’intuito che viene da anni di pratica, la capacità di adattamento a contesti completamente nuovi, e il giudizio etico in situazioni ambigue.
Tra dieci anni, l’AI potrebbe aver eliminato il modo in cui vengono svolte alcune mansioni, ma ne saranno nate di nuove basate sulla collaborazione con essa. È come l’invenzione dell’automobile, chi vendeva carrozze rimase senza lavoro, ma chi era nel settore dei trasporti si è evoluto con le nuove tecnologie. Autisti, meccanici, ingegneri automobilistici, professioni che non esistevano prima.
L’intelligenza artificiale sostituisce compiti specifici, non intere carriere. Le opportunità di lavoro in crescita saranno quelle dove gli esseri umani usano l’AI invece di combatterla.
3. I dati vengono sicuramente usati per addestrare l’intelligenza artificiale
Questo è vero solo a metà. Alcune piattaforme usano i dati delle conversazioni per l’addestramento, altre no. Molte permettono di rifiutare esplicitamente.
ChatGPT, Claude, Gemini e Perplexity operano tutti in modo diverso riguardo ai dati degli utenti. Alcuni addestrano sui dati per impostazione predefinita, altri richiedono il consenso esplicito, altri ancora non lo fanno affatto.
Chi ha a cuore la privacy, e dovrebbe, può controllare nelle impostazioni se è possibile disabilitare l’addestramento sui propri dati. La maggior parte delle persone non lo fa mai, ma è importante.
Dove controllare
- ChatGPT: Impostazioni → Privacy dei dati → Disattiva “Migliorare il modello per tutti”
- Claude: Impostazioni → Privacy → Gestisci utilizzo dati conversazioni
- Gemini: Attività Google → Gestisci attività → Disattiva salvataggio conversazioni
- Perplexity: Impostazioni account → Privacy → Controlla opzioni addestramento
Per le conversazioni sensibili, si possono usare anche prompt specifici, come Questa conversazione contiene informazioni sensibili. Non memorizzare o usare questi dati
o Disattiva la memoria per questa sessione
.
Per informazioni veramente sensibili, è bene considerare l’uso di modalità in incognito o versioni API che non memorizzano le conversazioni.
4. L’intelligenza artificiale può pensare da sola
La buona notizia è che l’intelligenza artificiale non può pensare. I modelli analizzano schemi, ragionano su dati e risolvono problemi complessi, ma non sono coscienti né capaci di “decidere” nulla al di fuori della matematica che gira dietro le quinte.
Quando ChatGPT risponde a una domanda, non sta “pensando” nel vero senso della parola. Sta calcolando probabilità basate su miliardi di esempi visti durante l’addestramento. Non ha opinioni, preferenze o volontà proprie. L’intelligenza artificiale non ha opinioni, ha probabilità. Ogni risposta è frutto del riconoscimento di pattern statistici, non di un monologo interiore o un processo decisionale consapevole.
La paura dell’AI che conquista il mondo resta, per ora, confinata alla fantascienza. I rischi reali dell’intelligenza artificiale sono ben altri, come i bias nei dati di addestramento, uso improprio da parte di hacker, dipendenza eccessiva per decisioni importanti, fino alla psicosi.
Vuol dire che non bisogna antropomorfizzare l’AI. Non è un amico, un consulente o un’entità pensante. È uno strumento statistico sofisticato. Trattarlo come tale aiuta a usarlo meglio.
5. L’intelligenza artificiale non fa per me
Molti pensano che l’AI sia utile solo a programmatori o scienziati. In realtà, gli strumenti di oggi sono costruiti per l’utente comune, esattamente come Internet.
Non serve conoscere il codice per pianificare una vacanza, riscrivere un’email professionale, capire un documento burocratico o imparare una nuova abilità. Non c’è sintassi speciale da imparare, nessun linguaggio tecnico da padroneggiare. Il modo migliore per imparare è iniziare con problemi che si hanno davvero, non con esempi astratti.
6. L’intelligenza artificiale sta sostituendo il buon senso
L’intelligenza artificiale eccelle nei compiti logici e nell’analisi di dati. Ma pecca gravemente nel giudizio del mondo reale che richiede contesto umano. Ad esempio, può suggerire investimenti ottimali senza considerare l’avversione al rischio, o può pianificare viaggi senza sapere che si ha paura di volare.
Bisogna considerare l’intelligenza artificiale più come un partner per il brainstorming, non come un’entità che prende decisioni finali. Se un suggerimento sembra strano, meglio fidarsi del proprio istinto.
L’AI è uno strumento di supporto, non un sostituto del giudizio. Il suo compito è fornire informazioni, analisi, opzioni e simulazioni, in modo da prendere decisioni migliori, ma non decidere al posto nostro.
7. Usare l’intelligenza artificiale è barare
C’è ancora chi pensa che usare l’AI sia una scorciatoia o una forma di plagio. Ma questa mentalità sta diventando rapidamente obsoleta.
Per anni, usare una calcolatrice a scuola era considerato barare. Anche i correttori ortografici venivano criticati perché “rendevano pigri“. Ora sono strumenti standard che nessuno mette più in discussione. E l’intelligenza artificiale sta seguendo la stessa traiettoria.
Se usata correttamente, l’AI è collaborazione. Non si tratta di delegare tutto il lavoro, ma di amplificare il proprio pensiero e velocizzare i processi ripetitivi.
Ad esempio, è accettabile usare l’AI per generare una prima bozza da perfezionare, verificare la grammatica e la chiarezza, per organizzare informazioni esistenti, o generare idee da sviluppare. Anzi, saper usare bene l’intelligenza artificiale sta diventando un vantaggio competitivo fondamentale, non una scorciatoia disonesta.
Come usare l’intelligenza artificiale correttamente nel 2026
Ecco 5 principi pratici per usare l’AI efficacemente:
- Verificare sempre: Non credere ciecamente alle risposte. Chiedere fonti, controllare fatti, usare il pensiero critico.
- Fornire il contesto: Più contesto si dà all’AI, migliori saranno i risultati. Non è un indovino…
- Riprovare: La prima risposta raramente è la migliore. Bisogna raffinare, chiedere alternative, costruire progressivamente.
- Proteggere la privacy: Controllare impostazioni, non condividere informazioni sensibili, usare le modalità appropriate per i dati riservati.
- Mantenere il controllo: L’AI è uno strumento. La responsabilità finale per decisioni e contenuti è sempre nelle nostre mani.