Telecom Italia, Vodafone, Telefonica, Telenor, Telia, A1 Telekom Austria, Deutsche Telekom e Orange hanno siglato un accordo con la Commissione Europea per condividere con l’istituzione i dati relativi alla localizzazione degli utenti. L’obiettivo del monitoraggio è ovviamente quello di raccogliere informazioni utili a capire come e perché le persone continuano a muoversi nel vecchio continente, nonostante i lockdown imposti con l’obiettivo di frenare o quantomeno rallentare il contagio da coronavirus.
Coronavirus e privacy: operatori e monitoraggio
Nella giornata di lunedì i rappresentanti degli operatori hanno incontrato Thierry Breton, politico francese e commissario europeo per il mercato interno e i servizi, giungendo alla stretta di mano poi ufficializzata da GSMA. Inevitabili le discussioni in merito alla privacy. A tal proposito Bruxelles fa sapere che i dati saranno resi anonimi prima della trasmissione, dunque non vi sarà alcuna violazione. Riflettere sull’introduzione di misure simili (già operative in alcune aree come la Lombardia) è ad ogni modo quantomeno legittimo: sono del tutto lecite nel nome della tutela della salute, se attuate in modo temporaneo e controllato, oppure meglio evitare il rischio di mostrare il fianco ad abusi?
EDPS (European Data Protection Supervisor) rende poi noto che le informazioni verranno cancellate una volta terminata la crisi. Queste le parole del suo numero uno, affidate alle pagine di Reuters.
La Commissione dovrebbe definire chiaramente il tipo di dati che desidera ottenere e assicurare trasparenza nei confronti del pubblico, così da evitare qualsiasi possibile fraintendimento. Sarebbe anche preferibile limitare l’accesso alle informazioni a esperti autorizzati negli ambiti dell’epidemiologia, della privacy e della ricerca scientifica.
Paesi come Singapore, Taiwan e Israele hanno già adottato metodi che passano dal tracciamento dei cittadini mediante applicazioni mobile installate sugli smartphone e persino da moduli o sensori inclusi nei dispositivi indossabili al fine di contenere il contagio da coronavirus.
A inizio febbraio, quando l’emergenza COVID-19 ancora ci sembrava qualcosa di geograficamente lontana e le misure attuate per contrastarla culturalmente distanti da noi, abbiamo pubblicato un articolo in merito a Close Contact Detector, software mobile distribuito in Cina con un obiettivo del tutto simile. Pochi giorni fa, in relazione all’Italia, abbiamo invece scritto del via libera da parte di ENAC per l’impiego dei droni nelle attività di pattugliamento del territorio.