Anthropic ha appena giocato il suo ennesimo asso nella manica, introducendo nel chatbot Claude la possibilità di creare, ospitare e condividere app con l’AI. La funzionalità, al momento disponibile sotto forma di beta e anche per gli utenti con account Free, fa leva sulle potenzialità di Artifacts in circolazione dallo scorso anno. Qual è il vantaggio rispetto a quanto avveniva in passato? Eccolo spiegato direttamente dalla startup.
Ora gli sviluppatori possono procedere più velocemente sulle loro app di intelligenza artificiale senza doversi preoccupare della complessità e dei costi di scalabilità per un pubblico in crescita.
Claude crea e condivide app complete
In estrema sintesi, gli artifacts realizzati possono interagire con Claude attraverso un’apposita API, diventando vere e proprie applicazioni di intelligenza artificiale. Quando sono chiamate in causa, supportano caratteristiche avanzate come l’autenticazione tramite account (lo stesso di Claude). Il creatore non deve far fronte ad alcuna spesa aggiuntiva: le eventuali spese per l’impiego dell’API ricadono sull’utente finale.
Anthropic elenca alcuni casi d’uso interessanti, fornendo esempi concreti di cosa è possibile fare grazie a questa nuova evoluzione del chatbot.
- Creare giochi potenziati dall’AI nei quali gli NPC ricordano le conversazioni e si adattano alle scelte di ognuno;
- realizzare strumenti di apprendimento che si adattano alle skill individuali e pongono domande con un linguaggio naturale;
- sviluppare applicazioni per l’analisi dei dati in cui caricare semplicemente un file CSV;
- creare assistenti alla scrittura per qualunque finalità, dalla documentazione tecnica alle sceneggiature;
- gestire flussi di lavoro complessi per orchestrare chiamate multiple a Claude.
Al momento sono presenti alcune limitazioni. Ad esempio, non è ancora possibile interagire con API esterne, non è prevista una funzionalità di storage persistente e le interazioni si limitano a un’API basata sul testo.
Da chatbot a piattaforma
Il potenziale della novità va oltre quello di una semplice aggiunta. Così facendo, Anthropic conferisce a Claude le caratteristiche di una piattaforma che non si limita più solo ad affiancare l’utente nelle stesura o nella correzione del codice, ma che si occupa anche di ospitare l’applicazione finale e di gestire le interazioni da parte di chi ne fa uso.
Potenzialmente, questo getta le basi anche per la costruzione di un nuovo modello di business. Il chatbot di Anthropic (che ha appena ottenuto una vittoria importante in tribunale), potrebbe puntare a diventare una sorta di provider a cui affidarsi per l’hosting delle applicazioni, abilitando così una nuova forma di monetizzazione.