Creative Commons conquista Londra

Creative Commons conquista Londra

Lessig lancia la versione britannica delle licenze studiate per consentire la massima circolazione delle idee e delle informazioni senza dimenticare fonti e autori
Lessig lancia la versione britannica delle licenze studiate per consentire la massima circolazione delle idee e delle informazioni senza dimenticare fonti e autori


Londra – Dal primo novembre anche in Gran Bretagna potranno essere adottate senza ostacoli o remore le licenze Creative Commons , esempio di copyleft e di disseminazione intelligente ed aperta delle opere più diverse. Licenze che ormai da tempo si stanno diffondendo in tutto il Mondo.

L’annuncio lo ha dato il deus ex machina delle CC, vale a dire Lawrence Lessig , il professore di Stanford che da anni lavora sul fronte della proprietà intellettuale per innovare gli obsoleti meccanismi tipici del copyright e del diritto d’autore.

I promotori dell’iniziativa, che da lungo tempo lavorano per predisporre licenze adeguate all’ordinamento giuridico britannico, hanno invitato tutti gli interessati a partecipare alla consultazione pubblica sulle bozze, aperta fino al 18 ottobre.

Come noto, le licenze Creative Commons – adottate anche da Punto Informatico – consentono agli autori di diffondere le proprie opere mantenendo la paternità delle stesse ma consentendo la loro riproduzione e, a seconda della licenza, anche la modifica e integrazione. La frase “some rights reserved” (“alcuni diritti riservati”) che caratterizza le CC non solo appare sempre più spesso sui siti di mezzo mondo ma nel suo differenziarsi dal tradizionale “tutti i diritti riservati” già in sé contiene gli elementi innovativi, e per certi versi persino rivoluzionari, del copyleft CC.

“La licenza – ha spiegato ieri Lessig – è costruita su una visione comune tutt’altro che nuova. Cioè che chi crea non è un pirata, anche se crea partendo da ciò che già è stato creato”.

Chi sono i nemici delle CC? Lo spiega Lessig: “Non sono le Corporation né gli autori che vogliono far soldi dal proprio lavoro, i nemici sono gli avvocati che pensano che vi sia un modo solo di proteggere la creatività”.

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Pubblicato il
7 ott 2004
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