Diverse aziende, in particolare quelle che sviluppano modelli di intelligenza artificiale generativa, hanno ipotizzato di costruire data center orbitali. Lanciare satelliti con chip AI nello spazio potrebbe essere la soluzione ai limiti terrestri, considerata l’infinita disponibilità dell’energia solare. Gli scienziati sono tuttavia molto scettici, in quanto esistono vari problemi da risolvere.
Si possono costruire data center nello spazio?
È noto che i modelli AI sono sempre più “affamati” di energia. Sono ormai necessari data center da 1 GW, la stessa potenza di una centrale nucleare. Le risorse terrestri non sono però sufficienti. Occorrono quantità enormi di energia elettrica e acqua che comportano un incremento delle bollette e la diminuzione delle forniture idriche per i cittadini.
In base ad uno studio recente sull’impatto ambientale, la domanda di potenza dell’intelligenza artificiale raggiungerà i 23 GW nel 2025 e ovviamente ci sarà un aumento delle emissioni di CO2 (fino a circa 80 tonnellate). Tre senatori statunitensi hanno avviato un’indagine sull’impatto dei data center sulle bollette dei cittadini.
Secondo lo studio serviranno inoltre fino a 765 miliardi di litri di acqua per i sistemi di raffreddamento. I dirigenti di alcune Big Tech, tra cui Sundar Pichai, Elon Musk e Jeff Bezos hanno ipotizzato la costruzione di data center nello spazio. Ci sono anche startup specializzate, come Aetherflux, Planet e Starcloud, che hanno pianificato il lancio di satelliti nei prossimi anni (Starcloud ha già lanciato un satellite di test con GPU NVIDIA H100).
Diversi scienziati, tra cui l’astronomo Jonathan McDowell, hanno evidenziato l’esistenza di vari problemi. Il primo è di tipo economico. I lanci sono molto costosi. L’ingegnere Andrew McCalip di Varda Space Industries ha stimato che un data center orbitale da 1 GW potrebbe costare circa 51,5 miliardi di dollari, oltre tre volte un data center terrestre.
Per accedere all’energia solare illimitata è necessario scegliere un’orbita polare eliosincrona. I satelliti, come quelli di Starlink, evitano i poli per garantire la connessione nelle zone più popolate. I data center dovrebbero rimanere nell’orbita terrestre bassa per comunicare con la Terra senza usare antenne di grandi dimensioni.
Il terzo problema è rappresentato dai detriti spaziali. I satelliti devono essere manovrati per evitare oggetti che viaggiano ad oltre 27.000 Km/h. Il numero di satelliti è destinato ad aumentare nei prossimi anni, quindi aumenterà anche la probabilità di collisioni in caso di malfunzionamenti.
Ci sono poi le radiazioni solari. Per proteggere i componenti elettronici vengono utilizzate schermature che possono interferire con i telescopi terrestri (i riflessi ostacolano le osservazioni). Infine, la manutenzione/riparazione dei data center orbitali è praticamente impossibile. Ciò comporterà un aumento della spazzatura spaziale.