Dell sotto accusa, scatta la denuncia

Dell sotto accusa, scatta la denuncia

Il più importante costruttore di personal computer dovrà vedersela con centinaia di consumatori americani che l'accusano di pratiche di vendita illegali. Dall'azienda nessun commento
Il più importante costruttore di personal computer dovrà vedersela con centinaia di consumatori americani che l'accusano di pratiche di vendita illegali. Dall'azienda nessun commento


San Francisco (USA) – Una brutta gatta da pelare si è materializzata sulla scrivania dei dirigenti di Dell Computers , il costruttore di computer che vende di più nel mondo. L’accusa è quella di aver attivato pratiche di vendita scorrette e illegali a nocumento dei consumatori.

A portare avanti la denuncia è lo studio legale Lerach Coughlin Stoia Geller Rudman & Robbins che ha appena reso pubblica la vicenda spiegando che sono centinaia le richieste che piovono da più parti di aderire alla class-action con cui si intende colpire l’azienda.

Diversi i casi già resi pubblici. Come quello di una infermiera che sul sito web dell’azienda ha acquistato un computer e una stampante ad un prezzo di listino di 689 dollari e si è trovata con un addebito superiore ai 1.300 dollari. O quello di un cliente che ha ricevuto a casa prodotti di livello inferiore rispetto a quelli ordinati e pagati.

Non solo. La denuncia afferma anche che Dell e il proprio partner finanziario CIT Bank, con cui vengono attivati i finanziamenti per l’acquisto, cambierebbero arbitrariamente in corsa le condizioni e gli interessi dei finanziamenti stessi, traducendo il tutto in maggiori oneri per gli acquirenti.

Sono accuse pesanti che i legali che seguono il caso ritengono possano riguardare molte centinaia di clienti. “Il centro della vicenda – ha spiegato uno degli avvocati dello studio legale – sembra essere la pratica bait and switch in cui Dell prima ti attrae con una condizione e poi la cambia”.

Dell, che quest’anno dovrebbe registrare secondo le stime di crescita un fatturato di 60 miliardi di dollari, ha preferito non commentare la vicenda affermando che su questioni legali aperte la policy della società è di lasciare che a parlare sia il tribunale.

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Pubblicato il
25 feb 2005
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