Chi l’ha detto che un notebook ultrasottile pensato per l’utenza business debba per forza costare un occhio della testa? Dell ne ha svelato uno che, benché estremamente sottile e piuttosto leggero, ha un prezzo base molto simile a quello di un netbook.
Il Vostro V13, questo il nome del nuovo laptop, può essere considerato una versione economica del Dell Adamo: il sistema ha uno schermo da 13,3 pollici, uno spessore compreso fra 10 e 16,5 millimetri e un peso appena superiore al chilogrammo e mezzo. La scocca è in alluminio satinato con cerniere rinforzate in zinco.
Sotto la scocca del V13 si celano un processore Intel CULV (Core 2 Duo SU7300, Core 2 Solo SU3500 o Celeron 743), fino a 4 GB di RAM DDR3, chipset Intel GS45 Express ICH9M-Enhanced, chip grafico Intel GMA 4500MHD, hard disk SATA da 500 GB e 7200 RPM con eventuale supporto alla cifratura dei dati, masterizzatore DVD o Blu-ray, webcam, modulo wireless 802.11n e Bluetooth, una batteria a 6 celle e la classica dotazione di porte di espansione, inclusa una combo USB/eSATA. Il prezzo della configurazione base, costituita da una CPU Celeron, 2 GB di RAM, drive DVD, HDD senza cifratura e sistema operativo Ubuntu Linux, è di 399 euro (IVA e trasporto esclusi).
Paul Miller di Endgadget fa però notare che se si desidera Windows 7 bisogna prepararsi a sborsare più 650 dollari. Nella versione full optional il laptop arriva a costare oltre 1000 dollari, un prezzo che rimane tuttavia molto più basso di quello del nuovo Adamo XPS .

Con la batteria standard, l’autonomia del V13 viene dichiarata di 4,75 ore.
Particolarmente indirizzato alle piccole e medie imprese, il V13 è accompagnato da una serie di servizi, in buona parte opzionali, quali la videoconferenza Dell Video Chat, il backup online Dell DataSafe, garanzia fino a 3 anni, supporto remote on-call e supporto 24×7 con opzione ProSupport.
Una galleria d’immagini del Vostro V13 si trova qui .
Alessandro Del Rosso
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Yahoo! e la privacy
Sinceramente mi sembra che l'articolo mescoli informazioni che c'entrano poco l'una con l'altra... nel primo passaggio si racconta di Yahoo! che impone alle autorità un listino prezzi per l'acXXXXX alle informazioni degli utenti (cosa che peraltro mi risulta accada anche in Italia, nel rapporto telco-Procure); mi sembra brutale definire questa pratica come "vendita" di dati utenti: al contrario, non credo che un operatore possa esimersi dal comunicare alle Autorità i dati richiesti per finalità di repressione dei reati. Non capisco dunque cosa significhi la frase "i dinieghi di Yahoo! rispetto alla tutela della privacy dei cittadini di fonte alle richieste dello stato...": perchè si legge questa attività come una violazione della privacy? mi sembra un rovesciamento della realtà.Si passa poi a parlare della profilazione pubblicitaria, tema regolato in modo del tutto diverso. Con il massimo rispetto per l'autrice, mi sembra che l'articolo aggreghi argomenti che dal punto di vista del consenso e degli utenti e dell'informazione agli stessi non può che essere trattato in modo diverso.MatteoRe: Yahoo! e la privacy
Concordo. L'articolo parte da una notizia recente (quella sulle opzioni di privacy) e parla di un'altra cosa distorcendola. Pessimo giornalismo, direi quasi che c'e un'antipatia verso Yahoo...G CRe: Yahoo! e la privacy
- Scritto da: Matteo[...]> dati utenti: al contrario, non credo che un> operatore possa esimersi dal comunicare alle> Autorità i dati richiesti per finalità di> repressione dei reati.[...]Aldilà dell'integrità formale dell'articolo e della sua coerenza, devo correggerti su questo punto... solo se c'è un'ordinanza giudiziaria specifica, il fornitore di acXXXXX/connettività è obbligato (o almeno vivacemente consigliato) a fornire le informazioni richieste, altrimenti basta qualunque scusa di copertura per portare avanti un vero e proprio spionaggio a carico degli utenti; da quanto detto nell'articolo insomma, in pratica queste persone stanno a tutti gli effetti vendendo dati dei propri utenti. In altre parole, ci si può sempre rifiutare di rispondere (come almeno ufficialmente ha fatto Verizon in molte occasioni), e in quel caso dall'autorità giudiziaria può provenire un mandato di perquisizione a carico della sede del fornitore. Solo in inghilterra poi sei perseguibile se non fornisci le credenziali di acXXXXX ad un sistema informatico, fortunatamente negli altri paesi ancora non è così.Ma per riassumere, come dirà qualcuno a questo punto, di cosa vi preoccupate, se non avete niente da nascondere che problemi dovreste farvi a sapere che qualcuno sbircia tra i vostri dati personali... :DephestioneRe: Yahoo! e la privacy
Dibattito davvero interessante, probabilmente l'articolo ha colto nel segno :-) in realtà confermerei quanto detto sopra: è chiaro che deve esistere una richiesta formale... quanto hai aggiunto non mi sembra in contraddizione con quanto sostenevo, vale a dire che per finalità di repressione dei reati l'autorità giudiziaria può avanzare richieste (con le dovute formalità) e il fornitore è tenuto a darvi seguito. Tra l'altro, leggendo il documento riservato di Yahoo!, oggetto del contenzioso con Cryptome, si nota che la policy della società prevede di rispondere soltanto alle richieste dell'autorità suffragate da subpoenas, cioà (all'incirca) l'equivalente italiano dei decreti dei nostri PM. Sul fatto poi che in Italia e negli altri Paesi d'Europa non ci sia obbligo di "disclosure" di dati personali per finalità di repressione dei reati (se ho capito bene, è questa la tua tesi) non sono d'accordo: la Direttiva Privacy impone misure rigorose in materia di disclosure e in Italia esiste il decreto Pisanu (ora dlgs 109/2008) e l'art. 132 del Codice che dispongono proprio le regole relative alla conservazione dei dati personali ed al riscontro delle richieste di PG per finalità di repressione dei reati. comunque è vero, hai proprio ragione: finchè non ci macchiamo di qualche reato è inutile perderci il sonno! :-)MatteoRe: Yahoo! e la privacy
- Scritto da: Matteo[...]> comunque è vero, hai proprio ragione: finchè non> ci macchiamo di qualche reato è inutile perderci> il sonno!> :-)Veramente l'ultima parte del mio messaggio era puramente retorica ;)Stavo punzecchiando gli amici del tecnocontrollo che si trovano in questo forum, che puntualmente sminuiscono la gravità dell'essere monitorati sempre e comunque "tanto non ho niente da nascondere". Per me, a dirla tutta, anche se non ci perdo il sonno bada bene, è piuttosto grave che esistano così numerosi "precedenti" che attentano alla "privacy" dei singoli innocenti, perché se adesso si tratta di tante piccole iniziative diverse, un domani ci ritroveremo come in un famoso romanzo orwelliano (che non è la fattoria degli animali, in quel romanzo ci troviamo già da tempo :D)ephestioneRe: Yahoo! e la privacy
- Scritto da: Matteo> Yahoo! che impone alle autorità un listino prezzi> per l'acXXXXX alle informazioni degli utenti> (cosa che peraltro mi risulta accada anche in> Italia, nel rapporto telco-Procure); A me sembra strano, sapevo che le varie telco dovevano fornire gratis le intercettazioni alle forze dell'ordine (ed è giusto, visto che sfruttano una concessione dello Stato).Unica eccezione, ovviamente, Telecom che se le fa pagare profumatamente e vergognosamente.Ma probabilmente per gli ISP e i siti come Yahoo! il discorso è diverso.FunzRe: Yahoo! e la privacy
Yahoo non è un operatore telefonico.Immagino che fornire il contenuto delle email sia facile però nell'articolo si parla di tracciamento. Quindi in qualche maniera devono mettere su qualcosa in grado di spiare le tue attività su internet.guastRe: Yahoo! e la privacy
a me sinceramente sembra che tu voglia mischiare cose di cui l'articolo non parla. l'ultima parte dell'articolo credo sia stata scritta solamente per far notare come Yahoo!, con una contrapposizione semplicemente di tipo "politico", cerchi di portare in questa diatriba con Cryptome l'ago della bilancia dalla parte dei suoi utenti.E come dici bene tu, considerando il fatto che non ci si puo' esimire dal fornire certe informazioni alle Autorità ove queste lo richiedano, più che di vendita si deve parlare di costi per le varie operazioni. dici bene tu, ma lo dice anche l'autrice dell'articolo."la data retention costa, costa reperire e scremare le informazioni richieste dalle istituzioni"ProstataGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiAlessandro Del Rosso 10 12 2009
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