Dopo aver raggiunto quota è 14 milioni di opere digitalizzate tra libri antichi, manoscritti, dipinti, giornali, fotografie, estratti video e audio, la mediateca digitale Europeana è pronta a lanciare la sfida a Google Books .
L’area che maggiormente vede contrapposte i due maggiori custodi digitali del sapere è quella che riguarda le cosiddette “opere orfane”, vale a dire quei lavori i cui potenziali detentori dei diritti risultano sconosciuti.
L’ultimo rapporto del “Comité des Sages” (il gruppo di esperti che si esprime in merito alla digitalizzazione del patrimonio culturale europeo), oltre a sollecitare una maggiore accessibilità ai beni culturali e intellettuali dei vecchio continente, ha altresì suggerito alcune soluzioni circa la politica sul copyright per i documenti disponibili online .
In particolare, la Commissione auspica che le opere coperte dal diritto d’autore non più distribuite commercialmente siano poste in Rete . Queste le parole degli esperti: “È primariamente compito dei detentori dei diritti digitalizzare i documenti e sfruttarli. Ma se ciò non viene compiuto, le istituzioni culturali devono poter avere l’opportunità di digitalizzare il materiale e renderlo accessibile al pubblico, operazione per la quale i titolari di copyright dovrebbero essere remunerati”.
E sulle opere orfane: “Regole europee in materia di documenti i cui titolari dei diritti non possono essere identificati devono essere adottate al più presto”.
Lo scorso anno, la Commissione Europea ha cercato di ottenere rassicurazioni da Mountain View circa la protezione del diritto d’autore. BigG, per questo, ha risposto che avrebbe pubblicato online traduzioni di opere che erano ancora disponibili in commercio in Europa solo con l’approvazione dei titolari dei diritti. Attualmente, sostengono gli esperti, Google digitalizza solo materiale di pubblico dominio di Europa, vale a dire tutte le opere culturali precedenti al 1870.
Neelie Kroes, vice presidente della Commisione Europea per l’Agenda Digitale, accoglie il neonato spirito di competizione tra Europeana e Google Books in quanto incentivo a produrre risultati sempre migliori. E sull’approccio tenuto dalle due mediateche digitali così si esprime Maurice Lévy, uno degli autori del rapporto: “Non sono sicuro che Google Books stia facendo esattamente la stessa cosa che facciamo noi. Noi intendiamo fornire il più ampio accesso al più ampio pubblico sulla base di condizioni di gratuità. Europeana non è fondata sul modello commerciale del profitto. Questo perché crediamo che esistano le opportunità perché nuovi attori si confrontino con Google”.
Per il momento, notano gli osservatori, Mountain View sembra avere la meglio in termini di partnership pubbliche e private : la relazione dell’organo europeo raccomanda un periodo di sette anni per gli accordi di uso esclusivo e preferenziale di materiale digitale in confronto ai venticinque previsti dagli accordi sottoscritti da Google.
Cristina Sciannamblo